Maestà del Poggiolo
Testo di Bruno Roba (17/11/2021 - Agg. 8/07/23) - Poggio Castellina, c.d. per il castello documentato non sulla vetta ma sul suo versante orientale (presso Spugna di Sopra, v. più avanti), detto anche Poggio Tondo (ma forse solo l'adiacente picco crucifero), costituisce il termine del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo, così delimitando ad Ovest la Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli. Peraltro non impervio, infatti abitato in tutti i suoi versanti, costituisce inoltre nodo montano dell’assetto tettonico da cui si diramano varie dorsali minori, conseguentemente separando plurimi anfiteatri vallivi quali quelli dei citati Fossi della Busca, di Spugna e del Cappellano, scolanti nella Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli, mentre quelli dei Fossi della Cà Nuova e di Montinardi riguardano il versante nord-occidentale scolante nel Bidente di Corniolo.
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Ridràcoli, Ridràcoli e Poggio Castellina.
La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo dell’odierno Ponte dell’Isola, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112 Isola-Biserno-Ridràcoli. Nell’antichità, l’unico tracciato di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale a Poggiolo attraversando il Bidente all’altezza della Val Spugna diretto alle Case Monte di Valle: da esso si diramavano la Strada delle Valli e la Strada di Ronco Vecchio, che si inoltravano nelle rispettive valli risalendo verso il crinale montano. Più a valle giungeva da Bleda la Strada dei Marroni che, secondo il Catasto Toscano, risaliva subito il Monte Carnovaletto per ritornare al punto di partenza.
In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Se il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato, come accennato l’insediamento sparso ha riguardato tutti i versanti di Poggio Castellina e non solo i pendii del contrafforte meglio infrastrutturati.
Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna riguardanti i fabbricati del versante del Bidente di Ridràcoli di Poggio Castellina, si possono schematizzare come di seguito elencato:
- il Cappellano nel Catasto Toscano,o Cappellano nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o IL CAPPELLANO nel N.C.T., o il Cappellano nella C.T.R.;
- Gualchiera rappresentato ma anonimo nel Catasto Toscano, nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, non rappresentato nel N.C.T. e rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;
- il Cappellano di Sopra nel Catasto Toscano, Cappellano nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o CAPPELLANO DI SOPRA nel N.C.T. e rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;
- Maestà di Cornieta non rappresentato nel Catasto Toscano, forse rappresentata una croce nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o LA MAESTÀ nel N.C.T. e rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;
- Casetto del Cappellano non rappresentato nel Catasto Toscano, rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o CASETTO DEL CAPPELLANO nel N.C.T., rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;
- Cà di Là nel Catasto Toscano, o C. di là nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Ca di là nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o CA DI LÀ nel N.C.T., o Ca di La nella C.T.R.;
- Busca nel Catasto Toscano, rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o BUSCA nel N.C.T., rappresentato ma anonimo nella C.T.R.;
- Spugna di Sopra nel Catasto Toscano, o Spugna nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Spugna di sopra nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o SPUGNA DI SOPRA nel N.C.T., o Spugna di Sopra nella C.T.R.;
- il Poggiolo nel Catasto Toscano, o il Poggiolo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Poggiolo nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o POGGIOLO nel N.C.T., o Poggiolo nella C.T.R.;
- L'Uccelliera nel Catasto Toscano, o l’Uccelliera nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o l'Uccellara in quella moderna, o UCCELLIERA nel N.C.T. o Uccellara nella C.T.R.;
- Cà di Achille nel Catasto Toscano, rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Ca d’Achille nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, rappresentato ma anonimo nel N.C.T., o Cà D’Achille nella C.T.R.;
- Vignale nel Catasto Toscano, nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), in quella moderna, e nella C.T.R., o VIGNALE nel N.C.T.
Superato il Ponte dell'Isola, tra antichi e più recenti insediamenti, presso la via principalesi si trovano Ponte di Là, sul Bidente di Corniolo e un fabbricato anonimo, raggiunto dalla pista che scende al fiume detta Via Isola-Gualchiera, quindi identificabile come Gualchiera, posto in sx idrografica e adiacente ad un arcaico attraversamento fluviale pedonale c.d. “pedanca” (rimangono resti) del Bidente di Ridràcoli presso il suo sbocco - costituito da pile realizzate con tronchi di legno (quercia o castagno) terminanti a forcella cui si appoggiavano le travi longitudinali e il tavolato di assi (idonee solo al transito leggero). Questo antico attraversamento, forse anche tramite guado, sull’altra sponda trovava Cosmedino, oggi noto anch’esso come Gualchiera, e collegava alla citata Strada dei Marroni. Poco più avanti è presente pure un guado carrabile adiacente al Molino della Sega, oggi raggiungibile con deviazione dalla S.P. n.112 presso il fabbricato detto La Maestà o La Maestà di Cornieta, dove si trova identica passerella su tronchi lignei, ancora quasi integra ma non transitabile, che consentiva l’accesso nella Valle delle Corneta tramite la futura S.Vic.le Campitello-Farneto-Poggio dell’Ulivo. Il fabbricato e l’adiacente annesso compaiono per la prima volta nella Carta d’Italia I.G.M. del 1937, mentre nella precedente mappa di impianto del 1894 pare che compaia (per scarsa nitidezza) solamente una croce che segnalerebbe la presenza della maestà che ha dato il nome al fabbricato, parte della quale potrebbe trovarsi incorporata nella sua struttura, come nicchia, come oggi si può rilevare. La presenza di strutture in c.a. fa presumere l’utilizzo di tale nuova tecnica costruttiva o per una costruzione ex-novo o per ristrutturazione in conseguenza dei danni sismici del 1918. Dal confronto con la documentazione fotografica del PS comunale risulta che il fabbricato è stato rifinito nel XXI secolo.
La strada provinciale oggi rasenta quindi di seguito, evitandone l’attraversamento a differenza dell’antichità, Il Poggiolo o Poggiolo (dove si trova una maestà) e Cà d’Achille, già Cà di Achille, mentre prima di entrare nell’ambito di Biserno anche in passato una deviazione scendeva a Vignale. Il Poggiolo noto anche come Il Poggiolo di Spugna, presente nel Catasto Toscano del 1826-34, dal confronto storico-cartografico non evidenzia modifiche planimetriche degli edifici di interesse storico-architettonico, mentre l’aggregato ha subito modifiche e rifacimenti. Vi si conserva integro un edificio su tre piani con tetto a capanna e scala esterna sul retro, dove le ricuciture delle murature esterne denunciano l’originaria presenza di una casa-torre, coperto con lastre, con facciata principale simmetrica, tre finestre in arenaria ad arcata monolitica al primo piano ed un portale ottocentesco a tutto sesto pure in arenaria, epoca alla quale risalirebbe la riorganizzazione unitaria del fabbricato, confermata dalla presenza all’interno di un pregevole ed elaborato camino in pietra cinquecentesco con stemma dei Fabbri e soffitto a cassettoni. Un altro edificio del nucleo ancora oggi integro ma diverso da quello primitivo è l’Oratorio della Madonna della Neve, documentato dal 1667 e, in occasione della Visita pastorale del 1681, risultante dedicato a S. Macario. Dalla visita del 1705 si apprende che doveva essere ricostruito ed ampliato in quanto a tale data era ancora, oltre che fatiscente, talmente stretto, lungo e basso che tre uomini vi stavano appena allineati ed in piedi. Negli scorsi anni ’70 risultava di recente ricostruzione, dotato di campanile a vela con campana, facciata simmetrica a capanna con due finestre quadrate laterali al portale, il tutto incorniciato da spessi elementi monolitici di arenaria e sormontato dalla scritta dipinta “MADONNA DELLA NEVE/O VERGINE CHE ELEVI/NEL SILENZIO CAMPESTRE I TUOI ALTARI/BENEDICI LE MESSI LE GREGGI I FOCOLARI”. All’interno conservava una tela raffigurante una Madonna con Bambino e santo francescano. Su un muro di sostegno della nuova viabilità che scende al ponte è stato incastonato quello che resta di una sei-settecentesca Maestà … del Poggiolo. Cà d’Achille compare per la prima volta come piccolo nucleo di fabbricati (due maggiori abitativi ed alcuni annessi) nella Carta d’Italia I.G.M. del 1937, mentre fino alla precedente mappa di impianto del 1894 risultava composto da un solo edificio. Fino ad allora posto sul filo a valle della viabilità antica, con le modifiche apportate dalla strada provinciale è venuto a trovarsi distaccato, mentre sul filo stradale superiore è stata edificata una grande stalla, oggi fatiscente. Vignale nel Catasto Toscano risulta composto da un fabbricato stretto e lungo ed un piccolo annesso, forse tipologicamente funzionali all’attività topica svolta, mentre, nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto del 1894 risulta l’esistenza di due fabbricati e, nella successiva mappa del 1937, uno maggiore ed articolato ed uno minore, come confermato dalla situazione odierna.
Dopo il Ponte dell’Isola dalla via principale si staccava una breve deviazione che, risalendo il versante NE del poggio, conduceva a Il Cappellano e a Il Cappellano di Sopra, trovando una croce o maestà sulla via; oggi l’innesto per accedervi si trova sulla pendice SE, ma non consente di raggiungere anche il Casetto del Cappelano servito da viabilità privata dalla provinciale. Il nucleo del Cappellano, evidentemente legato a proprietà ecclesiastiche, in base al Catasto Toscano risulta limitato ai primi due sotto nuclei, composti, il primo da un grande fabbricato ed alcuni annessi, il secondo da quattro fabbricati, comparenti nella Carta d’Italia I.G.M. del 1894, poi da due fabbricati comparenti nella cartografia moderna, ma ridotti a rudere e nascosti tra la vegetazione (ma ancora evidenti nelle viste satellitari), cui si aggiunge nella successiva mappa del 1937 anche il Casetto, posto su un poggetto adiacente, luogo peraltro collegato agli altri fabbricati da un sentiero, classificato poi come mulattiera al momento della mappatura del fabbricato. Il toponimo, che compare per la prima volta nel N.C.T., 1930-1952, e nella Carta Catastale del Comprensorio di Bonifica Montana, probabilmente è stato scelto o perché ricompreso tra le proprietà ecclesiastiche o per la vicinanza al fosso omonimo. Non si hanno ulteriori notizie dei due insediamenti più antichi, peraltro inseriti in contesto di pregio ambientale, mentre il Casetto del Cappellano è stato trasformato in civile abitazione. Di maggiore rilievo la mulattiera che si staccava da pressi di Ponte dell’Isola (ancora oggi praticabile tramite una rampa pedonale dalla SP 112) per aggirare il versante settentrionale di Poggio Castellina così toccando gli insediamenti appartenenti al bacino del Bidente di Corniolo, prima di raggiungere il crinale avvicinandosi alla vetta del poggio. In base al Catasto Toscano la via antica, ripercorsa da una pista della bonifica, aggirava il poggio sul lato NE riguadagnando il bacino di Ridràcoli e raggiungendo Cà di Là, Spugna di Sopra e l’Uccelliera, oggi L’Uccellara o Uccellara. Deviazioni raggiungevano e raggiungono Busca. Ca di Là è la scrittura riportata dal Catasto Toscano, riguardante un solo fabbricato colonico, confermato con utilizzo di abbreviazione e minuscolo, C. di là, dalla Carta d’Italia I.G.M. di impianto del 1894, mentre nella successiva mappa del 1937 risulta presente anche un annesso. La scrittura accentata la si ritrova invece sia nel N.C.T., 1930-1952, sia nella Carta Catastale del Comprensorio di Bonifica Montana, mentre la moderna CTR ritorna al toponimo più antico però registrando la totale difformità planimetrica dell’edificio principale, ricostruito con utilizzo strutturale del c.a., forse a seguito degli eventi sismici del 1918, ed ampliato. Rimane inalterato il caratteristico annesso con forno. Insediamento di alta mezzacosta come Spugna di Sopra, Ca di Là si trova presso l’antica viabilità di collegamento che collegava quella principale, con innesto presso Cà d’Achille, con il tracciato che aggirava Poggio Castellina, come sopra descritto; infrastrutture confermate con le dovute modernizzazioni.
Tranne Il Cappellano di Sopra, tutti gli insediamenti di questa porzione della Valle di Ridràcoli sono oggi utilizzati. Busca, ribattezzato dalla proprietà Le Busche, riguarda un nucleo moderno residenziale con pertinenze sorto (in base al confronto tra la Carta d’Italia I.G.M. di impianto del 1894, la successiva del 1937 e la cartografia moderna) intorno ad un fabbricato storico probabilmente rimasto tale fino alla seconda metà del XX secolo. In romagnolo Buschétt è il semenzaio «[…] ove mettonsi noccioli, e gli altri semi degli alberi perché nascano.» (A. Morri, 1840, p. 154, cit.). L’Uccellara, toponimo moderno che ha sostituito quello storico l’Uccelliera, mantenuto fino a circa metà del XX secolo, riguarda un’area insediativa aperta di crinale posta tra il Castellaccio di Biserno e Poggio Castellina, evidentemente zona di passo storicamente attrezzata con paretaio per la pratica dell’uccellagione, ovvero impianto per la cattura di migratori ed uccelli in genere, in base al Catasto Toscano inizialmente corredata da due fabbricati maggiori e un piccolo annesso, oggi trasformata in un nucleo agricolo-residenziale dove pare di riconoscere le strutture antiche di uno dei fabbricati maggiori e dell’annesso, cui si sarebbero aggiunti, a cavallo tra il XIX e il XX secolo (in base al confronto tra la Carta d’Italia I.G.M. di impianto del 1894 e la successiva del 1937), altri tre annessi tipici. Un ulteriore fabbricato residenziale e alcuni grandi annessi agricoli sono moderni.
Il toponimo Spugna, anticamente Spogna, probabilmente dal latino spongia, in mineralogia pietra spugna o spugnone o spungone c.d. in quanto molto cavernosa, dovuta all’azione di acque ricche di composti calcarei disciolti che hanno «[…] dato luogo alla formazione in molti luoghi delle masse calcaree-travertinose, note localmente col nome di “spugna” […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 61, cit.), riguarda un’area posta a cavallo del Bidente, composta dai due nuclei di Spugna di Sopra, posto sul versante sx del fiume, e Spugna di Sotto sul versante dx. L’insediamento di Spugna è documentato fin dal 1179 tra i possedimenti dell’Abbazia di Isola. Altre terre furono donate al monastero nel 1237 dai conti della Rondinaia e negli anni seguenti (Spogli delle Cartapecore di Camaldoli, D. Mambrini, 1935 – XIII, cit.). Un poggetto presso Spugna di sopra è ritenuto il probabile sito di un castello, Spugnae de supra e de subtus castrum (Spugna di sopra posta sotto il castello), documentato nel 1303. Di esso si ritiene non rimanga traccia, ma occorre tenere conto che, all’epoca, la consistenza degli eventuali villaggi pedecastellani era spesso costituita da strutture precarie, soggette alle improvvise e cruente evoluzioni storiche, per cui non sempre è facile stabilirne la precisa collocazione. La Descriptio Romandiole nel 1371 censì la località Villa Spognae con 8 focolari, ma non cita il castello probabilmente già scomparso, evidentemente travolto dagli eventi storici. In base al censimento mediceo del 1551 la località era costituita da 35 focolari, circa 180 persone. Anche nell'insediamento di Spugna di Sotto si ipotizza la presenza di un sistema difensivo costituito da una o forse due torri di guardia poste sulle due sponde del Fosso di Val Spugna, poi inglobate nello sviluppo dei fabbricati. Gli Annali Camaldolesi documentano un atto del 1269 del sindaco del comune di Spugna che cita una Chiesa di S. Silvestro a Spugna di Sotto. Dagli inizi del XV secolo fino al 1811 fu sede di un comunello autonomo. «Del comune di Spugna esistono alcuni libri nell’archivio municipale di Galeata e da essi sappiamo che […]. Nel 1582 era camerlengo di questo Comune Antonio di Pietro e nel 1583 Salvatore di Giuliano. In questo stesso anno fu costruito un ponte in legno cogli abeti tolti dalla foresta di S. Maria del Fiore. Ora c’è un ponte in pietra a schiena d’asino che fu costruito dai signori Giorgi circa un secolo fa, obbligandosi il comune di S. Sofia al rimborso rateale della spesa. […] Nel 1700 gli abitanti di questo Comune erano 56. […] La chiesa di S. Silvestro a Spugna all’epoca della visita Peruzzi (1595) era diroccata […]. La chiesa […] era in un rialzo che si vede appena varcato il ponte. Vi si trovano pietre lavorate, frantumi di cotto e grosse lastre di marmo rosso di Verona. Sorse poi a Spugna un altro oratorio dedicato a S. Giovanni Battista che nel 1746 fu visitato […]. Restano alcuni frammenti dell’altare. I poderi dell’antico territorio di Spugna ora si chiamano Spugna grande, Spugna piccolo, Imo alla Villa, Mulino di Spugna. Altri 2 sono posti più in alto.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, pp. 244-246, cit.). La zona era rinomata per i vigneti e i pascoli (E. Rosetti, D. Mambrini, cit.). A Spugna di sopra è da segnalare il fabbricato principale dell’insediamento, articolato in più corpi, tra cui sono da distinguerne due in particolare, aderenti tra essi: un corpo quadrangolare con caratteristiche di casa-torre, in cui si aprono – in alto, nella facciata verso valle (la loro tipologia dovrebbe sciogliere ogni dubbio “castellano”) - due finestrelle ad arco monolitiche, ed un corpo rettangolare piuttosto ristretto rispetto alla lunghezza. Pare sia andato perduto un concio di recupero scolpito con un giglio fiorentino, che era inserito, come scarico dell’architrave e con creazione di finestrella, sopra la porta di un annesso con stipiti in arenaria lavorati; già appartenente alla chiave di volta di un portale probabilmente cinquecentesco, ne rimane una vecchia foto d’archivio del PRG comunale. Il Catasto Toscano contiene inoltre uno sviluppo planimetrico particolareggiato del sito e di tale grande fabbricato il quale, oltre che consentire di distinguere i due corpi citati (a ridosso dei quali sono stati effettuati i vari ampliamenti che hanno portato all’attuale configurazione), permette di riconoscere nella spigolosa ripartizione dei suoi resedi il tipico sviluppo perimetrale delle mura castellane, in un classico contesto particellare corrispondente ai coltivi circostanti. Al contrario di quanto ritenuto dai testi storici, non si dovrebbe così escludere la corrispondenza tra il sito, posto sul bordo di un modesto terrazzamento, e la sede del castello, come visto storicamente datato nel limitato arco temporale 1303-1371. Occorre pure considerare che non occorrevano robuste opere difensive per conseguire la classificazione di castrum (p. es. il «[…] Castrum Fenoculi […] non est forte et non habet roccham […]» - A. Theiner, 1861, p. 505, cit.). Il corpo quadrangolare, che ingloberebbe quindi le strutture dell’abitazione castellana, risulta successivamente ampliato verso SO in occasione della consistente trasformazione colonica; il corpo rettangolare costituirebbe la saldatura edilizia di un qualche collegamento (anche coperto e protetto) con una torre posta, presso lo spigolo a monte, presumibilmente a protezione dell’ingresso del castello. Il “poggetto” ritenuto sede di un castello scomparso così non sarebbe altro che Poggio Castellina, dove sicuramente si ergeva una strategica torre di guardia, in collegamento visivo con quella del Castello di Spugna di sopra ed in grado di vigilare su gran parte della valle del Bidente di Corniolo e sullo sbocco della Valle di Ridràcoli ed anche oltre grazie al sistema difensivo circostante di torri e castelli. All’inizio del XIX secolo oltre al fabbricato descritto erano presenti un edificio minore ed alcuni piccoli annessi. Almeno un fabbricato di grosse dimensioni pare essersi aggiunto tra la fine del secolo e l’inizio del seguente in base alla Carta d’Italia I.G.M. di impianto del 1894, ed alla successiva mappa del 1937. In seguito, si sono aggiunti ulteriori fabbricati ad uso agricolo e sono state effettuate delle ristrutturazioni. Il fabbricato principale, probabilmente in abbandono, è soggetto a restauro conservativo.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli.
N.B.: - Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della 'Cattività avignonese' (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
- La visita apostolica o pastorale, che veniva effettuata dal vescovo o suo rappresentante, era una prassi della Chiesa antica e medievale riportata in auge dal Concilio di Trento che ne stabilì la cadenza annuale o biennale, che tuttavia fu raramente rispettata. La definizione di apostolica può essere impropria in quanto derivante dalla peculiarità di sede papale della diocesi di Roma, alla cui organizzazione era predisposta una specifica Congregazione della visita apostolica. Scopo della visita pastorale è quello di ispezione e di rilievo di eventuali abusi. I verbali delle visite, cui era chiamata a partecipare anche la popolazione e che avvenivano secondo specifiche modalità di preparazione e svolgimento che prevedevano l'esame dei luoghi sacri, degli oggetti e degli arredi destinati al culto (vasi, arredi, reliquie, altari), sono conservati negli archivi diocesani; da essi derivano documentate informazioni spesso fondamentali per conoscere l’esistenza nell’antichità degli edifici sacri, per assegnare una datazione certa alle diverse fasi delle loro strutture oltre che per averne una descrizione a volte abbastanza accurata.
- Nel passato anche recente l’ambiente montano veniva visto soprattutto nelle sue asperità e difficoltà ed avvertito come ostile non solo riguardo gli aspetti climatici o l’instabilità dei suoli ma anche per le potenze maligne che si riteneva si nascondessero nei luoghi più reconditi. Dovendoci vivere si operava per la santificazione del territorio con atteggiamenti devozionali nell’utilizzo delle immagini sacre che oltre che espressioni di fiducia esprimevano anche un bisogno di protezione con una componente esorcizzante. Così lungo i percorsi sorgevano manufatti (variamente classificabili a seconda della tipologia costruttiva come pilastrini, edicole, tabernacoli, capitelli, cellette, maestà) la cui realizzazione, oltre che costituire punti di riferimento scandendo i tempi di percorrenza (p.es., recitando un numero prestabilito di “rosari”), rispondeva non solo all’esigenza di ricordare al passante la presenza protettiva e costante della divinità ma svolgeva anche una funzione apotropaica. Spesso recanti epigrafi con preghiere, sollecitazioni o riferimenti ad avvenimenti accaduti, oggi hanno un valore legato al loro significato documentario.
- In base alle note tecniche dell’I.G.M. se in luogo dell’anteposta l’abbreviazione “C.”, che presumibilmente compare quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa, viene preferito il troncamento “Ca” deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
- Le case-torre, tipologia prettamente difensiva, generalmente presentavano una pianta prossima al quadrato, possedevano aperture esterne di piccole dimensioni, facilmente sbarrabili e si componevano di stanze sovrapposte con scale rimovibili, o addirittura di corda, in modo da poter essere ritirate dall’apertura praticata nel solaio, ugualmente sbarrabile tramite botola, permettendo agli aggrediti un temporaneo riparo ai piani superiori.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982;
F. Faranda (a cura di), La Romagna toscana, SANTA SOFIA E IL SUO TERRITORIO, Edizioni ALFA, Bologna 1982;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba - La Maestà del Poggiolo si raggiunge tramite la S.P. 4 del Bidente quindi percorrendo la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli oltre Ponte dell’Isola fino al km 2+500 circa da cui si stacca la S.Vic.le di uso pubblico Poggiolo-Spugna, ulteriori 300 m.
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00a1 - 00a2 – Da Poggio Scali (dove si stacca il contrafforte che termina con Poggio Castellina) e dal Canale del Pentolino, panoramica che si spinge fino all’Adriatico e vista ravvicinata del crinale dal Castellaccio di Biserno a Poggio Castellina (11/12/14 – 16/08/16).
00b1 - 00b2 - Da Ronco dei Preti, panoramiche dell’intero tratto terminale del contrafforte secondario (fortemente contratto per l’effetto prospettico), che digrada andando a terminare con Poggio Castellina (24/10/18).
00c1 – 00c2 - Dal Crinale della Vacca, vedute della valle di Ridràcoli e del contrafforte dal Castellaccio di Biserno a Poggio Castellina (22/12/16).
00c3 – 00c4 - Dalla strada di accesso alla diga di Ridràcoli, vedute della valle di Ridràcoli e del contrafforte da quota inferiore rispetto alle vedute precedenti (21/04/18).
00d1 – Dalla S.P. n.4 e dalla S.P. n.112 presso Isola, panoramica dello sbocco della valle di Ridràcoli, tra le pendici del Monte Carnovaletto e di Poggio Castellina (19/07/18 - 24/07/18).
00e1/00e4 – Dal versante occidentale del Monte Carnovaletto, panoramica della parte finale della valle del Bidente di Ridràcoli e dell’ultimo tratto del contrafforte secondario dal terrazzo interglaciale di Biserno a Poggio Castellina, con indice fotografico degli insediamenti e viste ravvicinate su Poggiolo (24/07/18).
00f1/00f5 – Dal Monte Dragone, vedute progressive del fondovalle tra i campi di Spugna e Poggiolo, con vedute ravvicinate del pianoro e del bordo del terrazzo fluviale di Poggiolo e vedute frontali di Poggiolo (24/07/18 - 31/07/18).
00g1 – Schema cartografico dell’area del contrafforte presso Poggio Castellina.
00g2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente il tracciato viario che da Isola raggiungeva Ridràcoli a mezzacosta transitando da Biserno. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale.
00g3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero.
00g4 – Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.
00h1 – 00h2 – Poggiolo visto dalla strada vicinale (31/07/18).
00i1 – 00i2 – Reperto della Maestà di Poggiolo, con decorazioni che paiono sei-settecentesche, inserita nel muro di sostegno (31/07/18).