Maestà del Poggiolo
Testo di Bruno Roba (17/11/2021) - Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celle, di Campigna, di Ridràcoli, di Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.
La Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli riguarda quel ramo intermedio del Bidente delimitato, ad Est, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si diparte da Poggio allo Spillo (collegando Poggio della Bertesca, Croce di Romiceto, i Monti Moricciona, La Rocca, Marino, Pezzoli, Poggio Busca, già Croce La Lastra, e il Monte Carnovaletto) per concludersi con il Raggio delle Rondini digradando a valle di Isola costretto dalla confluenza del Fiume Bidentino o Torrente Bidente di Fiumicino nel Fiume Bidente. Ad Ovest la valle è delimitata dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in Alpe, Poggio Squilla, Ronco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo. Oltre Poggio Collina, l’asse del contrafforte compie una leggera torsione più verso Grecale, NNE, - in coincidenza dell’area dove, in ere geologiche, si è verificato il fenomeno erosivo che ha determinato la formazione di quel terrazzamento orografico interglaciale della valle corrispondente ai dolci pendii di Biserno - e l’ampiezza della sua sezione trasversale diviene costante fino al suo termine, intorno a 1,7 km, con conseguente sostanziale parallelismo degli opposti assi fluviali (al netto di anse e meandri), oltre che simmetrica negli opposti versanti, così che lo stesso asse del contrafforte si mantiene pressoché centrale puntando sull’ansa fluviale presso Métule, a metà strada tra Cabelli e Isola.
Il bacino idrografico del Fiume Bidente di Ridràcoli, di ampiezza molto superiore rispetto alle valli collaterali e che vede il lago occupare una posizione baricentrica, con l’asta fluvio/lacustre f.so Lama/invaso/fiume posizionata su un asse mediano Nord-Sud, mostra una morfologia molto differenziata rispetto al suo baricentro. L’area sorgentifera, con la realizzazione dell’invaso artificiale, si differenzia tra quella che lo alimenta e quella a valle della diga che alimenta direttamente il fiume. A monte l’area imbrifera confluisce in cinque corsi d’acqua principali che costituiscono i corrispondenti bracci lacustri di cui si compone il lago. Essi sono il Fosso delle Macine, poi di Campo alla Sega, il Fosso degli Altari e il Fosso della Lama, l’asta torrentizia costituita dalla sequenza dei Fossi del Ciriegiolone, dell’Aiaccia e del Molinuzzo e il Fosso del Molino. A valle dell’invaso, in dx idrografica, il versante vallivo mostra una particolare complessità morfologica per la sequenza di impervie dorsali che si distaccano dal contrafforte secondario orientale, evidenziando vaste porzioni esposte di fitte stratificazioni marnoso-arenacee e separando le 8 vallate trasversali dove scorrono i principali affluenti fluviali. Da monte a valle si susseguono, i Fossi dei Tagli, Corneta, delle Casine, del Catinaio, delle Stolle, di Ronco Vecchio, di Val Spugna o Rio delle Valli e il Fosso delle Corneta, scorrenti in sistemi vallivi che, in prevalenza, si attestano sul contrafforte secondario o sue dirette diramazioni e che, a partire dalla Valle del Catinaio, divengono progressivamente profondi e fortemente accidentati, infatti mostrando, dalle aree di crinale verso la pianura, molti accavallamenti stratigrafici che interessano la Formazione Marnoso Arenacea con creazione di effetti paesaggistici di notevole risalto. In sx idrografica, il bacino idrografico si restringe invece in un’alternanza di pendii più dolci a prato-pascolo e di tratti intensamente deformati e brecciati, per la diversa giacitura e disgregabilità dell’ambiente marnoso-arenaceo, generando dapprima i complessi sistemi vallivi relativi al Rio Bacine, e ai Fossi di Lavacchio e di Canforchisio, quindi le ramificazioni di minore rilievo dei Fossi di Val del Nespolo, della Pucaia, di Biserno, di Balzaino, di Vignale, dei Soldoni, della Busca, di Spugna e del Cappellano. Anche il crinale in sx idrografica non discende con regolarità tendendo anzi a rialzarsi in coincidenza con i nodi montani: questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento. In particolare, Poggio Castellina (ma il castello più prossimo di cui si ha notizia non stava sulla vetta ma sul suo versante orientale, a Spugna di Sopra, v. più avanti), detto anche Poggio Tondo (ma forse solo l'adiacente picco crucifero), peraltro non impervio infatti abitato in tutti i suoi versanti, costituisce anch’esso nodo montano dell’assetto tettonico da cui si diramano varie dorsali, conseguentemente separando plurimi anfiteatri vallivi quali quelli dei citati Fossi della Busca, di Spugna e del Cappellano, mentre quelli dei Fossi della Cà Nuova e di Montinardi riguardano il versante nord-occidentale scolante nel Bidente di Corniolo.
Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.
Nel Settecento, chi voleva risalire l’Appennino da S. Sofia, giunto a Isola su un’arteria selciata larga sui 2 m trovava tre rami che venivano così descritti: per Ridràcoli «[…] composto di viottoli appena praticabili […]» per S. Paolo in Alpe «[…] largo in modo che appena si può passarvi […].» e per il Corniolo «[…] è una strada molto frequentata ma in pessimo grado di modo che non vi si passa senza grave pericolo di precipizio […] larga a luoghi in modo che appena vi può passare un pedone […]» (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, citato da: L. Rombai, M. Sorelli, La Romagna Toscana e il Casentino nei tempi granducali. Assetto paesistico-agrario, viabilità e contrabbando, in: G.L. Corradi e N. Graziani - a cura di, 1997, p. 82, cit.). La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo dell’odierno Ponte dell’Isola, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112 Isola-Biserno-Ridràcoli. Nell’antichità, l’unico tracciato di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale a Poggiolo attraversando il Bidente all’altezza della Val Spugna diretto alle Case Monte di Valle: da esso si diramavano la Strada delle Valli e la Strada di Ronco Vecchio, che si inoltravano nelle rispettive valli risalendo verso il crinale montano. Più a valle giungeva da Bleda la Strada dei Marroni che, secondo il Catasto Toscano, risaliva subito il Monte Carnovaletto per ritornare al punto di partenza. Nel passato anche recente l’ambiente montano veniva visto soprattutto nelle sue asperità e difficoltà ed avvertito come ostile non solo riguardo gli aspetti climatici o l’instabilità dei suoli ma anche per le potenze maligne che si riteneva si nascondessero nei luoghi più reconditi. Dovendoci vivere si operava per la santificazione del territorio con atteggiamenti devozionali nell’utilizzo delle immagini sacre che oltre che espressioni di fiducia esprimevano anche un bisogno di protezione con una componente esorcizzante. Così lungo i percorsi sorgevano manufatti (variamente classificabili a seconda della tipologia costruttiva come pilastrini, edicole, tabernacoli, capitelli, cellette, maestà) la cui realizzazione, oltre che costituire punti di riferimento scandendo i tempi di percorrenza (p.es., recitando un numero prestabilito di “rosari”), rispondeva non solo all’esigenza di ricordare al passante la presenza protettiva e costante della divinità ma svolgeva anche una funzione apotropaica. Spesso recanti epigrafi con preghiere, sollecitazioni o riferimenti ad avvenimenti accaduti, oggi hanno un valore legato al loro significato documentario.
In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Se il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e frequentato, come accennato l’insediamento sparso ha riguardato tutti i versanti di Poggio Castellina e non solo i pendii del contrafforte meglio infrastrutturati. Presso la via principale, così, tra antichi e più recenti insediamenti, si trovano Ponte di Là, sul Bidente di Corniolo e un fabbricato anonimo, raggiunto dalla pista che scende al fiume detta Via Isola-Gualchiera, quindi identificabile come Gualchiera, adiacente ad un arcaico attraversamento fluviale pedonale c.d. “pedanca” (rimangono resti) del Bidente di Ridràcoli presso il suo sbocco - costituito da pile realizzate con tronchi di legno (quercia o castagno) terminanti a forcella cui si appoggiavano le travi longitudinali e il tavolato di assi (idonee solo al transito leggero). Questo antico attraversamento, forse anche tramite guado, sull’altra sponda trovava Cosmedino, oggi noto anch’esso come Gualchiera, e collegava alla citata Strada dei Marroni. Poco più avanti è presente pure un guado carrabile adiacente al Molino della Sega, oggi raggiungibile con deviazione dalla S.P. n.112 presso il fabbricato detto La Maestà o La Maestà di Cornieta, dove si trova identica passerella su tronchi lignei, ancora quasi integra ma non transitabile, che consentiva l’accesso nella Valle delle Corneta tramite la futura S.Vic.le Campitello-Farneto-Poggio dell’Ulivo. Il fabbricato e l’adiacente annesso compaiono per la prima volta nella Carta d’Italia I.G.M. del 1937, mentre nella precedente mappa di impianto del 1894 compare solamente una croce, forse posta per segnalare la presenza dell’edificio detto Il Cappellano, o probabile memoria della presenza della maestà che ha dato il nome al fabbricato, parte della quale potrebbe trovarsi incorporata nella sua struttura, come nicchia, come oggi si può rilevare. La presenza di strutture in c.a. fa presumere l’utilizzo di tale nuova tecnica costruttiva o per una costruzione ex-novo o per ristrutturazione in conseguenza dei danni sismici del 1918. Dal confronto con la documentazione fotografica del PS comunale risulta che il fabbricato è stato rifinito nel XXI secolo. La strada provinciale oggi rasenta quindi di seguito, evitandone l’attraversamento a differenza dell’antichità, Il Poggiolo o Poggiolo (dove si trova una maestà) e Cà d’Achille, già Cà di Achille, mentre prima di entrare nell’ambito di Biserno anche in passato una deviazione scendeva a Vignale. Il Poggiolo noto anche come Il Poggiolo di Spugna, presente nel Catasto Toscano del 1826-34, dal confronto storico-cartografico non evidenzia modifiche planimetriche degli edifici di interesse storico-architettonico, mentre l’aggregato ha subito modifiche e rifacimenti. Vi si conserva integro un edificio su tre piani con tetto a capanna e scala esterna sul retro, dove le ricuciture delle murature esterne denunciano l’originaria presenza di una casa-torre, coperto con lastre, con facciata principale simmetrica, tre finestre in arenaria ad arcata monolitica al primo piano ed un portale ottocentesco a tutto sesto pure in arenaria, epoca alla quale risalirebbe la riorganizzazione unitaria del fabbricato, confermata dalla presenza all’interno di un pregevole ed elaborato camino in pietra cinquecentesco con stemma dei Fabbri e soffitto a cassettoni. Un altro edificio del nucleo ancora oggi integro ma diverso da quello primitivo è l’Oratorio della Madonna della Neve, documentato dal 1667 e, in occasione della Visita pastorale del 1681, risultante dedicato a S. Macario. Dalla visita del 1705 si apprende che doveva essere ricostruito ed ampliato in quanto a tale data era ancora, oltre che fatiscente, talmente stretto, lungo e basso che tre uomini vi stavano appena allineati ed in piedi. Negli scorsi anni ’70 risultava di recente ricostruzione, dotato di campanile a vela con campana, facciata simmetrica a capanna con due finestre quadrate laterali al portale, il tutto incorniciato da spessi elementi monolitici di arenaria e sormontato dalla scritta dipinta “MADONNA DELLA NEVE/O VERGINE CHE ELEVI/NEL SILENZIO CAMPESTRE I TUOI ALTARI/BENEDICI LE MESSI LE GREGGI I FOCOLARI”. All’interno conservava una tela raffigurante una Madonna con Bambino e santo francescano. Su un muro di sostegno della nuova viabilità che scende al ponte è stato incastonato quello che resta di una sei-settecentesca Maestà … del Poggiolo. Dopo il Ponte dell’Isola dalla via principale si staccava una breve deviazione che, risalendo il versante NE del poggio, conduceva a Il Cappellano e a Il Cappellano di Sopra; oggi l’innesto per accedervi si trova sul versante SE, consentendo di raggiungere anche il Casetto del Cappellano. Di maggiore rilievo la mulattiera che si staccava da pressi di Ponte dell’Isola (ancora oggi praticabile tramite una rampa pedonale dalla SP 112) per aggirare il versante settentrionale di Poggio Castellina così toccando gli insediamenti di Cà di Pirino o Parino, Casetto Marroneta, Ca nuova o Casa Nuova o Canova o Canova Montinalto o Montinalto, Palazzo o Palazzo Montinalto o Montinalto, Montinardi e Tramonte, tutti appartenenti al bacino del Bidente di Corniolo, prima di raggiungere il crinale avvicinandosi alla vetta del poggio. Altri insediamenti a quota inferiore da riferire al bacino di Corniolo sono Valnoioso, Le Pezze o Le Pozze e Camporotondo. In base al Catasto Toscano la via antica, ripercorsa da una pista della bonifica, da Montinardo aggirava il poggio sul lato NE riguadagnando il bacino di Ridràcoli e raggiungendo Cà di Là, Spugna di Sopra e l’Uccelliera, oggi L’Uccellara o Uccellara. Deviazioni raggiungevano e raggiungono Busca. Tranne Il Cappellano di Sopra, tutti gli insediamenti di questa porzione della Valle di Ridràcoli sono oggi utilizzati.
Il toponimo Spugna, anticamente Spogna, probabilmente dal latino spongia, in mineralogia pietra spugna o spugnone o spungone c.d. in quanto molto cavernosa, dovuta all’azione di acque ricche di composti calcarei disciolti che hanno «[…] dato luogo alla formazione in molti luoghi delle masse calcaree-travertinose, note localmente col nome di “spugna” […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 61, cit.), riguarda un’area posta a cavallo del Bidente, composta dai due nuclei di Spugna di Sopra, posto sul versante sx del fiume, e Spugna di Sotto sul versante dx. L’insediamento di Spugna è documentato fin dal 1179 tra i possedimenti dell’Abbazia di Isola. Altre terre furono donate al monastero nel 1237 dai conti della Rondinaia e negli anni seguenti (Spogli delle Cartapecore di Camaldoli, D. Mambrini, 1935 – XIII, cit.). Un poggetto presso Spugna di sopra è ritenuto il probabile sito di un castello, Spugnae de supra e de subtus castrum (Spugna di sopra posta sotto il castello), documentato nel 1303 ma di cui non rimane traccia. Anche nell'insediamento di Spugna di Sotto si ipotizza la presenza di un sistema difensivo costituito da una o forse due torri di guardia poste sulle due sponde del Fosso di Val Spugna, poi inglobate nello sviluppo dei fabbricati. Gli Annali Camaldolesi documentano un atto del 1269 del sindaco del comune di Spugna che cita una Chiesa di S. Silvestro a Spugna di Sotto. La Descriptio Romandiole nel 1371 censì la località Villa Spognae con 8 focolari, ma non cita il castello probabilmente già scomparso. In base al censimento mediceo del 1551 la villa era costituita da 35 focolari, circa 180 persone. Dagli inizi del XV secolo fino al 1811 fu sede di un comunello autonomo. «Del comune di Spugna esistono alcuni libri nell’archivio municipale di Galeata e da essi sappiamo che […]. Nel 1582 era camerlengo di questo Comune Antonio di Pietro e nel 1583 Salvatore di Giuliano. In questo stesso anno fu costruito un ponte in legno cogli abeti tolti dalla foresta di S. Maria del Fiore. Ora c’è un ponte in pietra a schiena d’asino che fu costruito dai signori Giorgi circa un secolo fa, obbligandosi il comune di S. Sofia al rimborso rateale della spesa. […] Nel 1700 gli abitanti di questo Comune erano 56. […] La chiesa di S. Silvestro a Spugna all’epoca della visita Peruzzi (1595) era diroccata […]. La chiesa […] era in un rialzo che si vede appena varcato il ponte. Vi si trovano pietre lavorate, frantumi di cotto e grosse lastre di marmo rosso di Verona. Sorse poi a Spugna un altro oratorio dedicato a S. Giovanni Battista che nel 1746 fu visitato […]. Restano alcuni frammenti dell’altare. I poderi dell’antico territorio di Spugna ora si chiamano Spugna grande, Spugna piccolo, Imo alla Villa, Mulino di Spugna. Altri 2 sono posti più in alto.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, pp. 244-246, cit.). La zona era rinomata per i vigneti e i pascoli (E. Rosetti, D. Mambrini, cit.).
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli.
N.B.: - Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della 'Cattività avignonese' (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
- La visita apostolica o pastorale, che veniva effettuata dal vescovo o suo rappresentante, era una prassi della Chiesa antica e medievale riportata in auge dal Concilio di Trento che ne stabilì la cadenza annuale o biennale, che tuttavia fu raramente rispettata. La definizione di apostolica può essere impropria in quanto derivante dalla peculiarità di sede papale della diocesi di Roma, alla cui organizzazione era predisposta una specifica Congregazione della visita apostolica. Scopo della visita pastorale è quello di ispezione e di rilievo di eventuali abusi. I verbali delle visite, cui era chiamata a partecipare anche la popolazione e che avvenivano secondo specifiche modalità di preparazione e svolgimento che prevedevano l'esame dei luoghi sacri, degli oggetti e degli arredi destinati al culto (vasi, arredi, reliquie, altari), sono conservati negli archivi diocesani; da essi derivano documentate informazioni spesso fondamentali per conoscere l’esistenza nell’antichità degli edifici sacri, per assegnare una datazione certa alle diverse fasi delle loro strutture oltre che per averne una descrizione a volte abbastanza accurata.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982;
G.L. Corradi e N. Graziani (a cura di), Il bosco e lo schioppo. Vicende di una terra di confine tra Romagna e Toscana, Le Lettere, Firenze 1997;
F. Faranda (a cura di), La Romagna toscana, SANTA SOFIA E IL SUO TERRITORIO, Edizioni ALFA, Bologna 1982;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Comune di Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba - La Maestà del Poggiolo si raggiunge tramite la S.P. 4 del Bidente quindi percorrendo la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli oltre Ponte dell’Isola fino al km 2+500 circa da cui si stacca la S.Vic.le di uso pubblico Poggiolo-Spugna, ulteriori 300 m.
Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore.
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00a1 - 00a2 – Da Poggio Scali (dove si stacca il contrafforte che termina con Poggio Castellina) e dal Canale del Pentolino, panoramica che si spinge fino all’Adriatico e vista ravvicinata del crinale dal Castellaccio di Biserno a Poggio Castellina (11/12/14 – 16/08/16).
00b1 - 00b2 - Da Ronco dei Preti, panoramiche dell’intero tratto terminale del contrafforte secondario (fortemente contratto per l’effetto prospettico), che digrada andando a terminare con Poggio Castellina (24/10/18).
00c1 – 00c2 - Dal Crinale della Vacca, vedute della valle di Ridràcoli e del contrafforte dal Castellaccio di Biserno a Poggio Castellina (22/12/16).
00c3 – 00c4 - Dalla strada di accesso alla diga di Ridràcoli, vedute della valle di Ridràcoli e del contrafforte da quota inferiore rispetto alle vedute precedenti (21/04/18).
00d1 – Dalla S.P. n.4 e dalla S.P. n.112 presso Isola, panoramica dello sbocco della valle di Ridràcoli, tra le pendici del Monte Carnovaletto e di Poggio Castellina (19/07/18 - 24/07/18).
00e1/00e4 – Dal versante occidentale del Monte Carnovaletto, panoramica della parte finale della valle del Bidente di Ridràcoli e dell’ultimo tratto del contrafforte secondario dal terrazzo interglaciale di Biserno a Poggio Castellina, con indice fotografico degli insediamenti e viste ravvicinate su Poggiolo (24/07/18).
00f1/00f5 – Dal Monte Dragone, vedute progressive del fondovalle tra i campi di Spugna e Poggiolo, con vedute ravvicinate del pianoro e del bordo del terrazzo fluviale di Poggiolo e vedute frontali di Poggiolo (24/07/18 - 31/07/18).
00g1 – Schema cartografico dell’area del contrafforte presso Poggio Castellina.
00g2 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente il tracciato viario che da Isola raggiungeva Ridràcoli a mezzacosta transitando da Biserno. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale.
00g3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero.
00g4 – Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.
00h1 – 00h2 – Poggiolo visto dalla strada vicinale (31/07/18).
00i1 – 00i2 – Reperto della Maestà di Poggiolo, con decorazioni che paiono sei-settecentesche, inserita nel muro di sostegno (31/07/18).