Maestà Beoni o del Frassino
Testo di Bruno Roba (13/10/2022) - Lo sbocco della valle del Fiume Bidente di Pietrapazza è delimitato dalla convergenza delle dorsali che si staccano, da un versante, dai Monti Moricciona e La Rocca, dal versante opposto, dal Monte Castelluccio (anticamente detto Poggio de Castellare). Quest'ultima, dopo aver espresso una serie di picchi anticamente detti (nell’ordine, da monte a valle) Poggiolo dei Ronchi o della Balza dei Ronchi, Poggiolo delle Casaccie e Poggio di Rio Salso, determinando un contesto di notevole interesse morfologico e paesaggistico, si prolunga assottigliandosi e arcuandosi in parallelo al Bidente, nel contempo evidenziando il Monte Casaccia prima di terminare con il Monte Riccio (dove, strategicamente collocato, il Castrum montis Riccioli, almeno già dal 1321 sorvegliava ogni transito - ne restano vaghe tracce: «Anche sopra la via che va a Strabatenza, presso la località detta Ca’ di Veroli, ove dimora tuttora un ramo della famiglia Bardi, lassù rifugiatasi, fra i monti più alti, ai tempi delle famose contese medioevali, vedonsi i muri imponenti di un vecchio maniero, e quel luogo dicesi Montericcio» (D. Mambrini, 1935 – XIII, p. 279, cit.). Qui, presso la confluenza dei Fossi di Strabatenza e Trappisa nel Bidente, la Valle di Pietrapazza si restringe quasi a chiudersi creando una discontinuità con quella di Strabatenza, così rendendo possibile una specifica identità geo-morfologica. A valle dell’improvvidamente demolito ma mai idealmente rimosso villaggio di Strabatenza, pur senza soluzione di continuità morfologica, si modifica l’idronimo e il Bidente di Pietrapazza diviene di Strabatenza laddove confluisce il Fosso delle Cannetole, avente origine dalla piega tra i Monti La Rocca e Marino.
Nell’esteso versante della dorsale dal Castelluccio appartenente alla Valle di Pietrapazza si possono distinguere varie aree. Il versante sud-occidentale appartiene alla valle del Fosso del Lastricheto, costituendone l’area degli insediamenti per morfologia ed esposizione più favorevole: all’inizio del Cinquecento la parte adiacente allo sbocco era detta le Felcetine o Falcedino. Il versante occidentale, scolante direttamente nel Bidente di Pietrapazza, anticamente si distingueva nella Valle del Frassine, nell’area intermedia de la Celteraja e in quella nodale di Pian del Ponte – la Bottega, c.d. «[…] per l’appalto di generi vari e di monopolio che v’era.» (G. Marcuccini, Le valli alte del Bidente: un cammino nella memoria, in: G.L. Corradi, a cura di, 1992, p. 120, cit.). Le due ultime erano attribuite alla Valle di Strabatenza, benché detto ramo del Bidente iniziasse poco oltre, come sopra evidenziato.
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Pietrapazza, Fiume Bidente di Pietrapazza e Valle del Frassine.
In base al Catasto Toscano la valle era infrastrutturata da un’anonima strada di fondovalle, poi Mulattiera del Bidente, oggi S.F. Poggio alla Lastra-Pietrapazza o Str. Com.le del Bidente), lungo la quale si distribuivano gli insediamenti (ma le rispettive aree poderali si estendevano anche sull’opposto versante fluviale). Secondo la cartografia catastale, lungo detta strada, nella Valle del Frassine, sorgevano due insediamenti: Il Frassine (ruderi) nel Catasto Toscano, o Frassine nella Carta d'Italia I.G.M. di impianto (1894 e 1937), o Frassino in tutta la cartografia moderna; Cà di Micheli (ruderi) nel Catasto Toscano, o C. Micheloni nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894, 1937), o C. Michelone in quella moderna, Cà di Micheloni nel NCT (1935-1952) e Ca di Micheloni nella CTR della Regione Emilia-Romagna. Distaccato dalla strada, poco a monte di Ca Micheloni e ad esso collegato, sorgeva La Casaccia (ruderi di un capanno) nel Catasto Toscano, non rappresentato nella Carta d’Italia I.G.M. di impianto (1894), il simbolo di una capanna anonima nella successiva (1937), come pure in quella moderna e nel NCT, non rappresentato nella CTR. Lungo la Mulattiera del Bidente, presso Ca Micheloni, si trovava la Maestà Beoni o del Frassino, dal nome dello scampato ad un pericolo; risalente al 1935 e realizzata da un Milanesi, è scomparsa nel 1970. Grazie al rilievo dell’area di poco successivo alla sua collocazione (1937), eseguito per la stesura del foglio della Carta d’Italia I.G.M. di impianto riguardante anche tale area (F.° 107 I SE Biserna), dove venne segnalata come d’uso con il simbolo della croce, è comunque possibile conoscerne la posizione.
Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche relative ad acque, rilievi e insediamenti citati.
N.B.: - Nel passato anche recente l’ambiente montano veniva visto soprattutto nelle sue asperità e difficoltà ed avvertito come ostile non solo riguardo gli aspetti climatici o l’instabilità dei suoli ma anche per le potenze maligne che si riteneva si nascondessero nei luoghi più reconditi. Dovendoci vivere si operava per la santificazione del territorio con atteggiamenti devozionali nell’utilizzo delle immagini sacre che oltre che espressioni di fiducia esprimevano anche un bisogno di protezione con una componente esorcizzante. Così lungo i percorsi sorgevano manufatti (variamente classificabili a seconda della tipologia costruttiva come pilastrini, edicole, tabernacoli, capitelli, cellette, maestà) la cui realizzazione, oltre che costituire punti di riferimento scandendo i tempi di percorrenza (p.es., recitando un numero prestabilito di “rosari”), rispondeva non solo all’esigenza di ricordare al passante la presenza protettiva e costante della divinità ma svolgeva anche una funzione apotropaica. Spesso recanti epigrafi con preghiere, sollecitazioni o riferimenti ad avvenimenti accaduti, oggi hanno un valore legato al loro significato documentario.
- Quando il toponimo compare con anteposta l’abbreviazione “C.” presumibilmente si è manifestata l’esigenza di precisarne la funzione abitativa; in base alle note tecniche dell’I.G.M., se viene preferito il troncamento Ca, deve essere scritto senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Il popolo di Pietrapazza, C.C.I.A.A. di Forlì, Cooperativa culturale Re Medello, Forlì 1989;
C. Bignami, A. Boattini, La Gente di Pietrapazza, Monti editore, Cesena 2018;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Bagno di Romagna, Carta dei sentieri, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2008;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba – L’incrocio tra la S.F. Poggio alla Lastra-Pietrapazza (sterrata di circa 10 km) e le tracce della Mulattiera del Bidente tra Frassino e Ca Micheloni si può raggiungere agevolmente a 2,5 km da Pietrapazza; da qui si può individuare la traccia residua del tratto di mulattiera che risale versi Ca Micheloni, da percorrere per circa 70-80 m fino al sito della maestà (altri 40-50 m fino al fabbricato).
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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00a1/00a4 – Da Poggio Rovino, scorci sullo stacco della dorsale del Monte Castelluccio ed il suo prolungarsi verso lo sbocco della valle del Bidente di Pietrapazza deformato prospetticamente fino al termine con il Monte Riccio, con indice fotografico degli insediamenti della Valle del Frassine (10/05/21).
00b1 – 00b2 – Da Cima del Termine si apre uno scorcio sulla Valle di Pietrapazza ed oltre, coronata dalla parte terminale del contrafforte secondario con i Monti Marino e Pezzoli fino a Poggio Busca. Sulla dx, oltre la sovrapposizione di dorsali provenienti dal Càrpano, si nota il tratto terminale di crinale che delimita lo sbocco della valle deformato dall’effetto prospettico, casualmente allineando le vette dei Monti Casaccia e Riccio (3/10/11).
00c1 – 00c2 – Da un tratto mediano del Crinale del Finocchio, vedute delle ristrettezze vallive da Ca’ de’ Conti, Casa Pasquino ed oltre; emerge il Monte Casaccia (1/09/16).
00d1 – 00d2 - Dal crinale che da Pietrapazza risale verso Le Graticce, pressi Cà di Mengaglia, altre vedute della media Valle del Bidente da Cà dei Conti, Petrella, Cà dei Maestri ed oltre (19/04/18).
00e1 – Schema cartografico del bacino idrografico della valle del Frassine e della Celteraja. Sono evidenziati i tratti superstiti della Mulattiera del Bidente.
00e2 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento relativi all’ultimo tratto della valle del Bidente di Pietrapazza, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale. Qui compare anche la toponomastica della viabilità principale di fondovalle e di crinale. Integrazioni in corsivo moderno a fini orientativi.
00e3 - Schema cartografico della bassa valle del Bidente di Pietrapazza antecedente alla realizzazione della S.F. Poggio alla Lastra-Pietrapazza, così ancora evidenziante il tracciato della Mulattiera del Bidente.
00e4 - Schema cartografico da mappa del XIX sec. che, nella sua essenzialità, evidenziava esclusivamente i tracciati viari di crinale che da S.Sofia raggiungevano lo Spartiacque Appenninico, il tracciato di fondovalle S.Sofia-Poggio alla Lastra che poi si riconnetteva al tracciato di crinale ed il tracciato trasversale che collegava i Passi della Bertesca e di Monte Càrpano transitando da Pietrapazza. La toponomastica riprende, anche nella grafica, quella originale; integrazioni in nero a fini orientativi.
00e5 – Schema del sistema viario storico principale al XIX secolo che, entro la prima metà del XX sec. venne integrato con il sistema delle mulattiere, su base cartografica del 1937, prima della realizzazione dell’invaso di Ridràcoli e della viabilità provinciale interna.
00f1 – Elaborazione di una foto degli anni ’80 dove si nota la nuova carrabile per Pietrapazza in dx idrografica, con segnalazione del tratto antico.
00g1/00g6 – Vedute del tratto superstite di Mulattiera del Bidente che raggiunge Cetoraio, dove, su una pietra cantonale, era incisa la distanza in km intercorrente in direzione Pietrapazza, ovvero km 0+610 fino a Campo di Sopra (29/10/16).
00h1 – 00h2 – La mulattiera a Campo di Sopra (29/10/16).
00i1/00i8 – Il tratto più antico di mulattiera attraversa l’insediamento di Frassine; mentre lo stretto tracciato viario più antico attraversa l’insediamento, con l’ammodernamento la mulattiera viene spostata a monte, come evidenzia il grosso pietrame addossato all’annesso preesistente; la risalita prosegue quindi verso Cà Micheloni (4/11/16).
00l1 – La S.F. taglia la mulattiera tra Frassine e Cà Micheloni, compromettendone la visibilità e l’utilizzo (4/11/16).
00l2/00l6 – Tratto della mulattiera che risale verso Cà Micheloni dove si trovava la Maestà Beoni o del Frassino (4/11/16).
00l7 – 00l8 – La mulattiera giunge a Ca Micheloni (4/11/16).
00m1 – 00m2 – La S.F. aggira lo sprone dove sorge Cà Micheloni proseguendo verso Pietrapazza riprendendo il tracciato dell’antica mulattiera (4/11/16).