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Fonte del Rospo (Fiumicino S.Paolo)

inserita da Bruno Roba
Comune : Santa Sofia
Tipo : sorgente
Altezza mt. : 1030
Coordinate WGS84: 43 51' 44" N , 11 44' 59" E
Toponimo nell'arco di
notizie :

Testo di Bruno Roba (17/05/2024) - Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, l’Alta Valle del Fiume Bidente nel complesso dei suoi rami di origine (delle Celledi Campignadi Ridràcolidi Pietrapazza/Strabatenza), assieme alle vallate collaterali, occupa una posizione nord-orientale, in prossimità del flesso che piega a Sud in corrispondenza del rilievo del Monte Fumaiolo. L’assetto morfologico è costituito dal tratto appenninico spartiacque compreso tra il Monte Falterona e il Passo dei Mandrioli da cui si stacca una sequenza di diramazioni montuose strutturate a pettine, proiettate verso l’area padana secondo linee continuate e parallele che si prolungano fino a raggiungere uno sviluppo di 50-55 km: dorsali denominate contrafforti, terminano nella parte più bassa con uno o più sproni mentre le loro zone apicali fungenti da spartiacque sono dette crinali, termine che comunemente viene esteso all’insieme di tali rilievi: «[…] il crinale appenninico […] della Romagna ha la direzione pressoché esatta da NO a SE […] hanno […] orientamento, quasi esatto, N 45° E, i contrafforti (e quindi le valli interposte) del territorio della Provincia di Forlì e del resto della Romagna.» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 9, cit.). L’area, alla testata larga circa 18 km, è nettamente delimitata da due contrafforti principali che hanno origine, ad Ovest, «[…] dal gruppo del M. Falterona e precisamente dalle pendici di Piancancelli […]» (P. Zangheri, 1961, rist.anast. 1989, p. 14, cit.) e, ad Est, da Cima del Termine; in quell’ambito si staccano due contrafforti secondari e vari crinali e controcrinali minori delimitanti le singole vallecole del bacino idrografico.

La Valle del Fiume Bidente di Campigna racchiude il bacino idrografico di quel ramo intermedio del Bidente delimitato ad Ovest dal primo tratto di una dorsale caratterizzata da uno dei tratti più impervi del versante appenninico. Alla morfologia piramidale di Poggio Martino, separata dal Monte Falco dalla sella di Pian dei Fangacci, fa seguito la geometrica sequenza di creste degli altri quattro rilievi, detti (alcuni secondo l’antico oronimo), Poggio di ZaccagninoPoggio di MezzoPoggio del Palaio e Poggio delle Secchete, oggi Poggio Palaio, che si sviluppa verso Est leggermente divaricandosi in un simil-parallelismo dallo Spartiacque Appenninico, secondo un evidente fenomeno di frattura e scivolamento di un colossale tratto di versante in ambiente marnoso-arenaceo, da attribuire alla storia geologica appenninica recente; lo scivolamento non ha modificato l’orientamento della giacitura stratigrafica originaria, caratterizzata dalla tipica asimmetria paesaggisticamente evidente. La depressione conseguente al fenomeno geomorfologico ha determinato la formazione della valle progressivamente incisa dal Fosso dell’Abetìa o Abetìo e la creazione dell'habitat favorevole allo sviluppo dell'Abetìa, rinomata quanto sfruttata specie tra il XV e il XIX secolo. Da Poggio Palaio la dorsale assume un orientamento NE e digrada con la Costa Poggio dei Ronchi fino alla sella dei Tre Faggi, come crinale di Corniolino prima si innalza con il Monte della Maestà, poi digrada andando a concludersi presso Lago costretta dalla confluenza del Fiume Bidente delle Celle nel Fiume Bidente di Campigna. Ad Est il bacino idrografico è delimitato da parte del contrafforte secondario che si distacca da Poggio Scali e che subito precipita ripidissimo disegnando la sella di Pian del Pero, serpeggiante evidenzia una sequenza di rilievi (i Poggi della Serra e Capannina, l’Altopiano di S.Paolo in AlpePoggio SquillaRonco dei Preti e Poggio Collina, per terminare con Poggio Castellina) fino a digradare presso il ponte sul Fiume Bidente di Corniolo a monte di Isola, costretto dalla confluenza del Fiume Bidente di Ridràcoli nel Fiume Bidente di Corniolo. Il tratto di crinale da Poggio Scali a S. Paolo in Alpe nel Seicento era detto Raggio di San Paolo (cfr. S. Fabiani, G. Fabiani, Cronache del territorio del Capitanato di Bagno, in: ALPE APPENNINA 06-2023, cit.). Da Poggio Squilla si distacca una dorsale secondaria che, declinando a Nord, dopo il picco di Poggio Aguzzo precipita verso Corniolo con sproni puntati su Lago così completando la chiusura della valle. La sua testata si estende a ridosso delle maggiori quote dello Spartiacque Appenninico (quale parte della c.d. bastionata di Campigna-Mandrioli), caratterizzate dalle fortissime pendenze modellate dall’erosione, con formazione di profondi fossi e canaloni fortemente accidentati talvolta con roccia affiorante, come le Ripe di Scali, il Canale o Canalone del Pentolino, le Ripe della Porta e le Ripe di Pian Tombesi, oltre al distacco dello spessore detritico superficiale, conseguente crollo dei banchi arenacei e lacerazione della copertura forestale.

L’asta fluviale principale cambia spesso denominazione, destino comune di ogni ramo bidentino, con differenze tra le varie cartografie storiche o moderne. La Carta Tecnica Regionale, consultabile tramite il Geoportale e le applicazioni Moka (cit.) evidenzia l’idronimo dei vari tratti. Se nel suo sviluppo appare una maggiore omogeneità morfologica con l’incisione del Fosso dell’Abetìo, evidente anche nelle vedute panoramiche, in effetti l’origine fluviale principale viene individuata a Poggio Lastraiolo, alla quota di 1450-1425 m e a circa 40 m dal Rifugio CAI Città di Forlì, con ramificazioni che si spingono fino a Poggio Sodo dei Conti ed una intermedia originata dalle acque sorgive della scomparsa Fonte al Bicchiere. Questo primo tratto è detto Fiume Bidente del Corniolo; ricevuto il contributo del Fosso dell’Abetìo si sviluppa fino al sito un tempo detto I Tre Fossati oltre il quale viene detto Torrente Bidente, benché sia ormai prossimo a perdere le caratteristiche torrentizie. I Tre Fossati è il luogo posto sul versante oltre il fiume, dove si verifica la contemporanea confluenza del Bidente con il Fosso della Corbaia (che nasce dalla Pendice della Calla) e il Fosso dell'Antenna, che a sua volta ha appena raccolto le acque del Fosso delle Bruciate. Il tratto definito Torrente Bidente prosegue ricevendo in dx idrografica il Fosso della Ghiraia, il Fosso della Ruota, il Fosso del Fiumicino, il Fosso di Bagnatoio e il Fosso del Fiumicino di S.Paolo, anticamente detto Fosso il Pianaccione, uno dei maggiori affluenti del Bidente di Campigna, avente origine dalle pieghe tra i Poggi Ricopri e Capannina e il contrafforte, alimentato da un’ampia ramificazione idrografica avente origine dal contrafforte secondario compreso tra Poggio Capannina e l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, ovvero i Fossi delle Fontanelledell’Alberacciadel Perono o Perone di Ristefani. Gli altri affluenti del tratto in dx idrografica sono i Fossi delle Farnie e di Campitelli. Le vene del Fiumicino di S.Paolo alimentano la Fonte del Rospo, rappresentata già nella Carta Geometrica del 1850, oggi costituita da moderna muratura lapidea che riveste l'area di captazione dotata di serbatoio, e la Fonte Miseria, fonti perenni poste rispettivamente ai km 4+700 e 3+500 della Strada Vic.le Corniolino-S.Paolo in Alpe, la seconda presso un’Area Attrezzata dotata di gazebo in legno per pic-nic, barbecue in pietra e bacheca informativa.

La Valle del Fiumicino di S.Paolo sul versante orientale in gran parte è racchiusa dal tratto di contrafforte che delimita il bacino bidentino già descritto, che si sviluppa da Poggio Capannina fino a Poggio Aguzzo, da cui una breve diramazione bruscamente chiude la valle a settentrione puntando verso lo sbocco del fosso presso Moscoso. Sul versante occidentale la delimitazione è costituita dall’imponente dorsale di separazione dalla collaterale Valle del Fiumicino che si stacca da Poggio Capannina ed evidenzia Poggio Ricopri e Poggio di Montali, oltre il quale digrada verso Case Fiumari concludendosi con una ramificazione di costoni e sproni finali che obbligano il fiume a tortuose circonvoluzioni, quando punta verso il Bidente laddove il Fiumicino trova il suo sbocco sotto Moscoso, dopo essere passato sotto Ponte Cesare, con uno sviluppo di circa 4 km. Dal versante NO di Poggio di Montali ha origine il Fosso di Bagnatoio, dal modesto sviluppo di 750 m, chiuso in una strettissima vallecola che sbocca nel Bidente di fronte al Mulino di Fiumari e alla moderna Chiesa di S. Agostino, dove pure si trova una fonte. La spiccata asimmetria geo-morfologica tra versanti opposti oltre che alle differenze altimetriche è dovuta agli stretti e profondi canaloni che incidono le ripide balze che sostengono l’Altopiano di S. Paolo in Alpe, dove scorrono i suoi principali affluenti, ai terrazzi orografici da scivolamento che ospitavano insediamenti come Campodonato Campodonatino, e all’ampia e profonda valle dell’altro affluente Fosso di Ristèfani, anch’essa ospitante l’omonimo insediamento e caratterizzata dall’omonimo geosito di rilevanza locale, per un importante affioramento dove le superfici a franapoggio delle stratificazioni coincidono con la pendenza del versante, ed i prevalenti letti marnosi sono facilmente modellati dai solchi erosivi del ruscellamento superficiale: la vastità dell’impianto restaurativo di conifere che oggi caratterizza fortemente la valle testimonia l’ampiezza dell’area disboscata dai coloni di Ristèfani. Il versante opposto scarsamente inciso, già ospitante Ronco del Cianco, mostra una prevalente omogeneità dell’ambiente marnoso-arenaceo comportante caratteristiche morfologiche e vegetazionali poco differenziate con sostanziale assenza di aree brecciate e a forte pendenza.

La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), da integrare per la classificazione storica del Bidente con le Bozze di mappe catastali della Foresta Casentinese e Campigna (1808-1830 – scala 1:5000) e la Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese (1850 – scala 1:20.000), consente di conoscere, tra l’altro, il tracciato della viabilità antica che riguardava la Valle di Campigna. Tra le altre, le c.d. vie dei legni, o Strade dette dei legni per il trasporto dei medesimi (così riportate nella Carta Geometrica) utilizzate per il trasporto del legname fino al Porto di Badia a Poppiena a Pratovecchio, attraverso i valichi appenninici tosco-romagnoli. Specificamente elencata nel contratto di vendita del 1857, con cui le foreste passarono dall’Opera del Duomo di Firenze alle Reali Possessioni, si trova la via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe. Già riportata nelle Bozze di mappa nel tratto alto come Strada del Poggio Scali e nel Catasto toscano Via di Scali è pure confermata tra le vie dei legni individuate all’inizio del XX secolo dal Direttore generale delle Foreste, al Ministero di Agricoltura, A. Sansone, nella relazione sullo stato delle foreste demaniali (cit.) come via del Poggio, che da S. Sofia, per S. Paolo in Alpe e Pian del Pero, sale a Poggio Scali

Oltre alla Via di Scali, strada di crinale che correva lungo il limite orientale della valle, la viabilità più antica interessante questo territorio, di origine preromana, percorreva il crinale insediativo di Corniolino; ben infrastrutturata e conservante ancora notevoli tratti di selciato naturale, seguendo la morfologia sopra descritta, superata la sella di Tre Faggi risaliva verso il Monte Gabrendo, giungendovi o dopo una più agevole deviazione dalle Mandracce o per via più diretta sfruttando le balze di Costa Poggio dei Ronchi e Omo Morto ed in ultimo insinuandosi verso Poggio Palaio per ridiscendere verso Campigna tramite la Via del Balzo o sul versante opposto verso Stia: si tratta dell’antica Stratam magistram, la strada maestra romagnola o Via Romagnola che iniziava a Galeata, l’antica Mevaniola. L’inizio del tratto alto-bidentino di questo antico tracciato è facilmente individuabile presso Lago (almeno nello sviluppo posteriore alla fine del XVII sec., successivo alla sopracitata rimodellazione post-lacustre). Tramite il Ponte di Fiordilino, struttura dalla poetica denominazione sul Bidente delle Celle ripresa dal nome di un adiacente fabbricato distrutto dalla frana (rimangono i resti dell’imposto dell’arco, con qualche concio inclinato di innesto, corrispondenti alla struttura del XV sec. ricordata dalla saggistica  - AA.VV., 1982, p. 188, cit. - posti a fianco del ponte moderno), la via antica si inerpicava subito sull’erta rocciosa in allineamento al ponte stesso, come documentato dal Catasto toscano, ma poi deviava fino a rasentare il Bidente quindi proseguiva a mezzacosta verso l’abitato di Corniolino, raggiungendolo presso la Chiesa/Hospitale di S. Maria delle Farnie. Evidenti resti della muratura di sostegno di questo tratto viario si notano poco sopra la provinciale, a 200 m dal ponte di Lago. Superato Corniolino, presso un tornante della S.P. a circa 2 km da Lago, si ritrova il tracciato antico (sent. 259 CAI) che si inerpica verso il Castellaccio poi prosegue sul crinale sfruttando le gradonate di estesi affioramenti rocciosi, dove sono evidenti le tipiche alternanze di arenarie e marne formanti cornicioni sporgenti fratturati a “denti di sega”.

Presso Corniolino si innestava il percorso di fondovalle da Corniolo Campigna che scendeva al Bidente (oggi intercettato dalla S.P. del Bidente a circa 500 m da Lago, dove è stato riutilizzato come accesso di un recente insediamento) superandolo grazie al Ponte dei Ladroni o del Ladrone o della Madonna, in muratura di pietrame ad arco a sesto ribassato, risalente al 1906 e sostituente quello precedente in legno (documentato fino dal ‘600 e cosiddetto a causa di un bandito noto come il ladrone che imperversava nella zona), che però si trovava circa 80 m più a monte, come risulta dal confronto con il Catasto toscano. Il ponte è stato segnalato dal Segretariato Regionale del Ministero della cultura dell’Emilia-Romagna nel portale https://www.tourer.it/. Dopo un breve tratto ancora integro e percorribile fino al moderno Ponte Ilario, datato 1969 e privo di interesse tipologico, la mulattiera procedeva in prossimità del fiume secondo un percorso diverso dalla strada forestale (iniziata negli anni 1966-67), che risale transitando poco sotto Campacci, oggi C.Campaccio. L’antico tracciato infatti giungeva fino al sito di un altro fabbricato che, benché anonimo, era evidentemente destinato a mulino già in base all’evidente rappresentazione di inizio ‘800 del lungo berignale o gora per il prelievo dell’acqua e del bottaccio di accumulo della stessa, confermata dalla simbologia (ruota dentata) dell’Opificio a forza idraulica della Carta d’Italia I.G.M. del 1894. Nella successiva mappa del 1937 il definibile Mulino di Campacci, perse le sue funzioni originarie, è ormai rappresentato come semplice fabbricato. Oggi questa parte di tracciato è stata riutilizzata come strada di servizio per raggiungere le opere di imbrigliamento idraulico dei rami bidentini a favore dell’invaso di Ridràcoli e una moderna stazione di pompaggio ne occupa il sito. Oltrepassato Campacci, il tragitto antico prima attraversava il Fosso del Fiumicino di S. Paolo con una pedanca (ponte in legno pedonale documentato almeno dall'inizio del XX secolo), oggi sostituita dal Ponte Cesare, poi si inerpicava sul crinale rasentando Moscoso dal lato Est (praticamente dietro l’annesso posto accanto al suo attuale accesso stradale) e poco dopo, attraversato il sito oggi occupato della rotabile, calava di livello dirigendosi verso Fiumari (di sotto). Mentre la via principale proseguiva verso il Molino di Fiumari e Campigna, dove giungeva tramite la ripida Via di Villaneta (oggi sent. 243 CAI), almeno per tutto il XIX secolo solo un sentiero risaliva fino a Fiumari (di sopra) e, scavalcata la sella antistante, scendeva ad attraversare il Fiumicino. Solo al principio del secolo scorso (come rappresentato dalla mappa I.G.M. del 1937) una mulattiera evitava il saliscendi e manteneva il crinale, scendendo poi ad attraversare il fosso tramite un’altra pedanca; quindi, la via si inerpicava fino all'alpeggio di S. Paolo in Alpe e all'Eremo di S.Agostino tramite Campodonatino e Campodonato, classificata solo nel XX secolo come Strada Com.le Corniolo-Fiumari-S.Paolo, mentre nel fondovalle Casa Perinaia e Pian del Coltellino, facenti parte del Popolo di S. Paolo, nell’800 risultano collegati solo con l’insediamento religioso di appartenenza tramite una ripida mulattiera ed occorre attendere la fine del secolo per vedere collegati i due insediamenti con il fondovalle tramite un sentiero la cui traccia verrà sostanzialmente confermata prima da una mulattiera e in tempi moderni poco più a monte dall’odierna rotabile. Un tracciato secondario di crinale, distinto in sequenza nella Via di Val di CovileVia di Ronco del Cianco e Via della Capannina, nel XIX secolo percorreva la dorsale Poggio di Montali-Poggio Ricopri-Poggio Capannina, raggiungendo i poderi di Val di Covile e Ronco del Cianco, mentre varie diramazioni digradavano verso i fondivalle collaterali, tra cui la Via dello Scopetino, diretta verso il Fosso di Ricopri/Fiumicino.

L’altopiano di S. Paolo in Alpe, nei documenti dell’archivio dell’Opera del Duomo di Firenze detto Poggio di S. Paolo in Alpe, costituiva confine delle proprietà dell’Opera del Duomo di Firenze senza farne parte, che giungevano a comprendere i poderi di Val di Covile e Ronco del Cianco, come documentato fin dal 1545, mentre Campodonato apparteneva a privati. Oltre all’insediamento eremitico e alpeggio di S. Paolo in Alpe e al citato grande podere di Ronco del Cianco, posto sulle pendici esposte a meridione del sopracitato Poggio di Montali, sia il crinale della dorsale occidentale sia il fondovalle principale, le valli confluenti e aree limitrofe ospitavano alcuni insediamenti. Fiumari (di sopra), appartenente al nucleo di Case Fiumari insieme a Fiumari (di sotto), e Moscoso sono abbarbicate sullo stretto crinale a nord del poggio e sono ancora utilizzati. Inevitabile il riferimento al citato Mulino di Fiumari e adiacente Chiesa di S. Agostino. Nel fondovalle del Fiumicino di S. Paolo si trovavano Casa Perinaia e Pian di Coltellino, stretto tra gli sbocchi dei Fossi dell’Alberaccia e del Perone, inopinatamente detto Fosso del Nespolo prima della recente scomparsa. Campodonatino (scomparso per frana in tempi moderni) si trovava su un crinale quasi sul limite della Valle di Ristefani mentre i resti di Campodonato appartengono alla Valle del PeroneRistefani, un tempo godente della massima insolazione nella solitudine della sua ampia valle, oggi nasconde i ruderi tra i pini.

Essendo situati “alle falde di vasto circondario delle selve d’abeti”, ovvero marginali alla pregiata area boschiva di Campigna, però posti ad una certa distanza, anche in questi luoghi si manifestò l’esigenza di impiantare una sega idraulica, anche a servizio dell’Opera, come documentato nell'adiacente sito di Ricopri«Si sa che nel febbraio 1444 fu concessa una sega sul fosso di Ridracoli verso Valbona […], un’altra fu concessa nel 1482 sul fiume di Ricopri […] utile a detta selva per la località e la via inaccessibile che è a circa quattro miglia […]. Una terza ancora […] sempre sul fiume di Ridracoli nel 1484, ed una quarta nello stesso anno sul fiume di Ricopri in luogo detto i Diaccioni; una quinta nel Pianazzone nel 1490 ed una sesta nel 1503 […], con tanto di edificio, […] sul fiume dell’Asticciola.» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 63-64, cit.). Riguardo la collocazione della Sega del Pianazzone, risalente al 1490, grazie alla cartografia ottocentesca si può individuare con certezza il sito di Pianaccione, posto sulle sponde di una delle ramificazioni di origine del Fiumicino, area oggi attraversata dagli stretti tornanti della Strada Vic.le Corniolino-S. Paolo in Alpe, a breve distanza dalla Fonte del Rospo, luogo già ricompreso nel podere di Ronco del Cianco«Di un solo e vasto tenimento di terre tutte giacenti in poggio si compone il podere […]. Questo si conosce per più e diverse denominazioni e vocaboli quali sono: […] Pianaccione […] E' molto intersecato dal Fosso principale detto il Pianaccione, dall'altro fosso delle Fontanelle […]» (A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, p. 512, cit.). 

Per approfondimenti si rimanda alle schede toponomastiche Valle del Bidente di CampignaFiume Bidente di Campigna, Fosso del Fiumicino di S.Paolo e/o relative a monti e insediamenti citati.

N.B.: - Dopo la confisca del vasto feudo forestale da parte della Repubblica di Firenze a danno dei conti Guidi, l’alpe del Corniolo, la selva del Castagno e la selva di Casentino ovvero di Romagna che si chiama la selva di Strabatenzoli e Radiracoli tra il 1380 e il 1442 furono donate (il termine contenuto in atti è “assegnato in perpetuo”; A. Gabbrielli, E. Settesoldi, 1977, pp. 15-16, cit.) all’Opera del Duomo di Firenze in Romagna che, per oltre quattro secoli si riservò il prelievo del legname da costruzione e per le forniture degli arsenali di Pisa e Livorno, di quelli della Francia meridionale oltre che per l’ordine dei Cavalieri di Malta. Dopo la presa in possesso l’Opera aveva costatato che sia nei vari appezzamenti di terra lavorativa distribuiti in vari luoghi e dati in affitto o enfiteusi sia altrove si manifestavano numerosi disboscamenti (roncamenti) non autorizzati. Desiderando evitare nuovi insediamenti, dalla fine del 1510 intervenne decidendo di congelare e confinare gli interventi fatti, stabilendo di espropriare e incorporare ogni opera e costruzione eseguita e concedere solo affitti quinquennali. I nuovi confinamenti vennero raccolti nel “Libro dei livelli e regognizioni livellarie in effetti” che, dal 1545 al 1626 così costituisce l’elenco più completo ed antico disponibile. Altri elenchi e documenti utili si sono susseguiti nei secoli seguenti, fino ai contratti enfiteutici del 1818 e del 1840 con il Monastero di Camaldoli, contenenti una precisa descrizione dei confini e delle proprietà dell’Opera.

- Le “vie dei legni” indicano i percorsi in cui il legname, tagliato nella foresta, tronchi interi o pezzato, dal XV° al XIX° secolo veniva condotto prima per terra tramite traini di plurime pariglie di buoi o di cavalli, a valicare i crinali appenninici fino ai porti di Pratovecchio e Poppi sull’Arno, quindi fluitato per acqua, a Firenze e fino ai porti di Pisa e Livorno. Per approfondimenti, v. M. Ducci, G. Maggi, B. Roba, 2024, cit.

- La sega idraulica o “ad acqua” venne inventata da Villard de Honnecourt nel sec. XIII e Leonardo da Vinci ne studiò il funzionamento nel 1480. Già a metà del ‘400 sono documentati alcuni impianti in Casentino, in particolare una sega ad acqua a Camaldoli (i monaci sono stati sempre all’avanguardia nella lavorazione del legno) e due artigiani specializzati a Papiano (M. Massaini, 2015, cit.).

- Il termine “pedanca” deriva dal dialetto piemontese e ciò potrebbe spiegare anche l’adozione del termine da parte dell’I.G.M. o Istituto Geografico Militare, che fu fondato a Torino nel 1861, che quindi assorbì tale denominazione per indicare il simbolo tecnico cartografico (⤚⤙) corrispondente ai ponti pedonali.

- il termine radium, come sostantivo, era utilizzato come parte di un toponimo per denominare crinali costituenti elementi morfologici lineari ed evidenti del territorio, allorquando erano parte di un itinerario (che consentiva collegamenti più diretti e rapidi tra luoghi altrimenti raggiungibili tramite lunghi tragitti) e/o costituenti confine di un’area e/o di una proprietà. A volte il termine diviene esso stesso toponimo. (Il Raggio, Raggio di San Paolo, Raggio del FinocchioMaestà del RaggioRaggio alle SeccheRaggio dei PicchiRaggio GrossoRaggio LungoRaggio MozzoFosso del RaggioRaggio di Sopra, etc.).

RIFERIMENTI    

AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;

AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982;

G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;

M. Ducci, G. Maggi, B. Roba, “Le vive travi” e i loro cammini nel Parco e nella storia, Monti editore, Cesena 2024;

A. Gabbrielli, E. Settesoldi, La Storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°, Min. Agr. For., Roma 1977;

M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;

N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;

M. Massaini, Alto Casentino, Papiano e Urbech, la Storia, i Fatti, la Gente, AGC Edizioni, Pratovecchio Stia 2015;

A. Sansone, Relazione sulla Azienda del Demanio Forestale di Stato – 1° luglio 1910/30 luglio 1914, Roma 1915;

P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;

Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze

Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;

Regione Toscana – Progetto CASTORE – CAtasti STOrici REgionali;

Carta della Romagna Toscana e Pontificia: URL http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=10910;

G. Inghirami, Carta Geometrica della Toscana, 1830;

Carta Geometrica della Regia Foresta Casentinese: URL http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=11479;

Bozze di mappe catastali della Foresta Casentinese e Campigna: URL http://www502.regione.toscana.it/searcherlite/cartografia_storica_regionale_scheda_dettaglio.jsp?imgid=11644;

URL http://www.popolidelparco.it/media/archivio-pietro-zangheri-zan098/;

URL https://www.tourer.it/;  

URL www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.

Percorso/distanze :

Testo di Bruno Roba – La fonte è posta circa tre quarti (km 4+700) della Strada Vic.le Corniolino-S.Paolo in Alpe e a circa 2,2 km da C. Fiumari.

foto/descrizione :

Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.

001 – 002 - Dal Sentiero degli Alpini (SA 301 CAI), sul contrafforte principale dai pressi del M. dell’Avòrgnolo, anche le giornate più nuvolose consentono di avere una vista dall’alto dei rilievi che delimitano l’ultimo tratto del Bidente di Campigna; oltre il Crinale del Corniolino si nota bene anche la parte del fondovalle dove l’arcuata dorsale distaccatasi da Poggio Capannina separa il Fosso Fiumicino di S. Paolo mentre converge sul Bidente, segnata dalla rotabile che risale verso S. Paolo in Alpe, particolarmente evidente in assenza di interventi di mitigazione paesaggistica nel tratto tra Moscoso e Case Fiumari (23/11/16).

003/006 – Dal Crinale del Corniolino, le ombre evidenziano la morfologia dei rilievi che racchiudono la valle del Bidente laddove si dirama la valle del Fiumicino di S. Paolo, che progressivamente si addentra tra le profondità montane, percorsa dalla rotabile che risale verso S. Paolo in Alpe, presso la quale si trova la Fonte del Rospo (30/11/16).

007 – 008 – Dalla mulattiera (sentiero 255) che da Fiumari risale verso S. Paolo in Alpe tramite Campodonato, veduta del tratto di versante che da Poggio di Montale risale verso i poggi Ricopri e Capannina, inciso dalla rotabile Corniolino-S.Paolo in Alpe che risale verso S. Paolo trovando la Fonte del Rospo (18/11/15).

009 – Schema da cartografia moderna del bacino idrografico del Fosso del Fiumicino di S. Paolo, con i suoi affluenti della Fonte delle Fontanelle, dell’Alberaccia, del Perone e di Ristefani nonché della vallecola del Fosso del Bagnatoio.

010 – Schema da mappa catastale moderna.

011 – 012 - 013 – Vedute della Fonte del Rospo.

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