Maestà di Ciel dellAllocco
Testo di Bruno Roba (2/11/2024) - La Valle del Fosso di Val Spugna o Rio delle Valli, anticamente detto anche Rio Spugna, è una delle valli in dx idrografica della parte della Valle del Fiume Bidente di Ridràcoli posta dopo la diga. Compresa tra la dorsale di separazione dalla Valle di Ronco Vecchio che si stacca dal Monte Marino, poco emergente se non evidenziasse il picco di Monte Verna e la rilevante dorsale che si stacca dal Monte Pezzoli, che evidenzia il Monte Dragone, mostra il contrasto tra una limitata porzione ricadente nel fondovalle del Bidente, pianeggiante o di lieve pendenza, e il suo territorio montano. Anche le parti più impervie hanno consentito l’insediamento. I principali insediamenti sono posti presso l’incrocio tra gli antichi percorsi di fondovalle del Bidente e di controcrinale, o altri lungo il tratto che segue il fondovalle del fosso, o altri ancora presso i percorsi dei circostanti crinali.
Per l’inquadramento territoriale v. schede Valle del Bidente di Ridràcoli, Ridràcoli e Fosso di Val Spugna o Rio delle Valli.
La prima cartografia storica, ovvero il dettagliato Catasto Toscano (1826-34 – scala 1:5000), la schematica Carta della Romagna Toscana Pontificia (1830-40 – scala 1:40.000), le prime edizioni della Carta d’Italia dell’I.G.M. (1893-94 – scala 1:50.000; 1937 – scala 1:25.000), consente di conoscere il tracciato della viabilità antica che raggiungeva Ridràcoli. Attraversato il Bidente di Corniolo presso Isola, sul luogo del ponte odierno, essa si manteneva in sx idrografica risalendo subito a mezzacosta fino a raggiungere Biserno, per quindi ridiscendere nel fondovalle del borgo, dove si concludeva con un lungo rettilineo al cui termine si trovava Il Ponte di Ridràcoli. Tale viabilità, anonima nelle mappe citate, verrà poi denominata Strada Comunale Ridràcoli-Biserno e Strada Comunale Isola-Biserno; solo in occasione dei lavori di costruzione dell’invaso quest’ultima verrà ristrutturata e ampliata diventando parte della S.P. n.112. Nell’antichità, l’unico tracciato di viabilità secondaria sul versante in dx idrografica si distaccava da quella principale attraversando il Bidente all’altezza della Val Spugna diretto alle Case Monte di Valle: da esso si diramavano la citata Strada delle Valli e la Strada di Ronco Vecchio, che si inoltravano nelle rispettive valli risalendo verso il crinale montano; delle corrispondenti mulattiere, a volte sostituiti da tratti di piste della bonifica montana, ancora si trovano ampi tratti.
L’insediamento di Spugna è documentato fin dal 1179 tra i possedimenti dell’Abbazia di Isola. Altre terre furono donate al monastero nel 1237 dai conti della Rondinaia e negli anni seguenti (Spogli delle Cartapecore di Camaldoli, D. Mambrini, 1935 – XIII, cit.). Un poggetto presso Spugna di sopra è ritenuto il probabile sito di un castello, Spugnae de supra e de subtus castrum, documentato nel 1303 ma di cui non rimane traccia. Anche nell’insediamento di Spugna di Sotto si ipotizza la presenza di un sistema difensivo costituito da una o forse due torri di guardia poste sulle due sponde del Fosso di Val Spugna, poi inglobate nello sviluppo dei fabbricati. Gli Annali Camaldolesi documentano un atto del 1269 del sindaco del comune di Spugna che cita una Chiesa di S. Silvestro a Spugna di Sotto. La Descriptio Romandiole nel 1371 censì la località Villa Spognae con 8 focolari, ma non cita il castello probabilmente già scomparso. In base al censimento mediceo del 1551 era costituita da 35 focolari, circa 180 persone. Dagli inizi del XV secolo fino al 1811 fu sede di un comunello autonomo. «Del comune di Spugna esistono alcuni libri nell’archivio municipale di Galeata e da essi sappiamo che […]. Nel 1582 era camerlengo di queto Comune Antonio di Pietro e nel 1583 Salvatore di Giuliano. In questo stesso anno fu costruito un ponte in legno cogli abeti tolti dalla foresta di S. Maria del Fiore. Ora c’è un ponte in pietra a schiena d’asino che fu costruito dai signori Giorgi circa un secolo fa, obbligandosi il comune di S. Sofia al rimborso rateale della spesa. […] Nel 1700 gli abitanti di questo Comune erano 56. […] La chiesa di S. Silvestro a Spugna all’epoca della visita Peruzzi (1595) era diroccata […]. La chiesa […] era in un rialzo che si vede appena varcato il ponte. Vi si trovano pietre lavorate, frantumi di cotto e grosse lastre di marmo rosso di Verona. Sorse poi a Spugna un altro oratorio dedicato a S. Giovanni Battista che nel 1746 fu visitato […]. Restano alcuni frammenti dell’altare. I poderi dell’antico territorio di Spugna ora si chiamano Spugna grande, Spugna piccolo, Imo alla Villa, Mulino di Spugna. Altri 2 sono posti più in alto.» (D. Mambrini, 1935 – XIII, pp. 244-246, cit.). La zona era rinomata per i vigneti e i pascoli (E. Rosetti, D. Mambrini, cit.). Vi sono notizie anche di un piccolo cimitero per tracce emerse durante lavori di aratura.
In questo contesto storico-geografico, tra le alte valli bidentine quella di Ridràcoli è quella che meno ha subito il fenomeno dell’abbandono grazie alle caratteristiche ambientali e climatiche più favorevoli della sua parte meno elevata. Ma se il borgo principale, posto nel baricentro sia geografico sia del sistema insediativo, è quello più noto e Biserno è quello più abitato, molti fabbricati delle vallecole laterali oggi sono in stato di abbandono o ridotti a rudere con vari casi di ristrutturazione interrotta.
Le identificazioni toponomastiche e grafiche della cartografia antica e moderna (Carta d’Italia I.G.M., N.C.T. Nuovo Catasto Terreni, C.T.R. Carta Tecnica Regionale) riguardanti i fabbricati della Valle di Spugna si possono schematizzare come di seguito elencato:
- Spugna di Sopra nel Catasto toscano, o Spugna nella Carta d'Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o Spugna Casone nel N.C.T., o Spugna Grande nella C.T.R.;
- Spugna nel Catasto toscano, o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna (con parziale rappresentazione di ruderi), o Spugna Piccolo nel N.C.T., o Spugna Piccola nella C.T.R.;
- rappresentato ma anonimo nel Catasto toscano e nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o Spugna nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o Spugna Imovilla nel N.C.T., o Imolavilla nella C.T.R.;
- Val di Spugna nel Catasto Toscano, o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o non rappresentato nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), in quella moderna, nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- rappresentato ma anonimo nel Catasto toscano, o non rappresentato nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937) e in quella moderna, o Molino di Spugna nel N.C.T. e nella C.T.R.;
- La Casina nel Catasto toscano, o Casina nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o assente in quella moderna, o Casina di Spugna nel N.C.T., o assente nella C.T.R.;
- assente nel Catasto toscano, e nella Carta d’Italia I.G.M. (1894-1937), o assente con rappresentazione di ruderi in quella moderna, o Seccatoio nel N.C.T., o assente nella C.T.R.;
- Le Valli nel Catasto toscano, o Valli nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o le Valli nella Carta d’Italia I.G.M. (1937), o C. Valli in quella moderna, o n.n. nel N.C.T., o assente nella C.T.R.;
- Cortine (aggiunto a matita) nel Catasto toscano, o Cortina nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o le Cortine nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o n.n. nel N.C.T., o Le Cortine nella C.T.R.;
- Cel dell Allocco nel Catasto toscano, o C.Ciel dell’Allocco nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna ma con rappresentazione di ruderi, o n.n. nel N.C.T., o Ciel Dell’allocco nella C.T.R. ma con rappresentazione del fabbricato;
- i Monti nel Catasto toscano, o rappresentato ma anonimo nella Carta d’Italia I.G.M. (1894), o assente nella Carta d’Italia I.G.M. (1937) e in quella moderna, o n.n. nel N.C.T., o assente nella C.T.R.
Dal Poggiolo, attraversato il Bidente, si entra nell’area di Spugna dove si staccavano due vie, la Strada delle Valli, parallela all’argine dx del Fosso di Spugna, e un’altra che attraversava il fosso dando presto origine ad un altro bivio da cui si staccavano la Strada di Ronco Vecchio, che seguiva il fosso omonimo e la c.d. Strada, parallela al Bidente e diretta a Stolle ed oltre.
I fabbricati montani o di crinale ricadenti nella valle in base al Catasto toscano apparivano isolati e non collegati alla viabilità e solo a partire dalla Carta d’Italia I.G.M. del 1894 risultavano raggiungibili solo tramite la viabilità di crinale. Una mulattiera che ancora taglia il versante NO del Monte Pezzoli collega Ciel dell’Allocco con la sella tra il Pezzoli e Poggio Busca, pressi Maestà Valbonesi, dove transitava l’antica Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia. I suoi ruderi, posti sul ciglio di un poggetto, dal toponimo che evoca l’elevato habitat del rapace in corrispondenza di un sito particolarmente recondito, in vista del completo collassamento conserva le caratteristiche originarie. Nei pressi (circa 200 m) si trova anche un caratteristico ricovero, della stessa tipologia di quello che si trova, poco distante, sul versante occidentale del Monte Pezzoli, e adiacente una piccola e moderna Maestà (di Ciel dell’Allocco) priva di icona, forse ricostruzione di una preesistenza.
Per approfondimenti ambientali e storici si rimanda alla scheda toponomastica Valle del Bidente di Ridràcoli.
N.B.: - Informazioni preziose riguardo luoghi e fabbricati si hanno grazie alla Descriptio provinciae Romandiole, rapporto geografico-statistico-censuario redatto dal legato pontificio cardinale Anglic de Grimoard (fratello di Urbano V) per l’area della Romandiola durante il periodo della 'Cattività avignonese' (trasferimento del papato da Roma ad Avignone, 1305-1377). Se la descrizione dei luoghi ivi contenuta è approssimativa dal punto di vista geografico, è invece minuziosa riguardo i tributi cui era soggetta la popolazione. In tale documento si trova, tra l’altro, la classificazione degli insediamenti in ordine di importanza, tra cui i castra e le villae, distinti soprattutto in base alla presenza o meno di opere difensive, che vengono presi in considerazione solo se presenti i focularia, ovvero soggetti con capacità contributiva (di solito nuclei familiari non definiti per numero di componenti; ad aliquota fissa, il tributo della fumantaria era indipendente dal reddito e dai possedimenti). In particolare, nelle vallate del Montone, del Rabbi e del Bidente furono costituiti i Vicariati rurali delle Fiumane.
- Nel passato anche recente l’ambiente montano veniva visto soprattutto nelle sue asperità e difficoltà ed avvertito come ostile non solo riguardo gli aspetti climatici o l’instabilità dei suoli ma anche per le potenze maligne che si riteneva si nascondessero nei luoghi più reconditi. Dovendoci vivere si operava per la santificazione del territorio con atteggiamenti devozionali nell’utilizzo delle immagini sacre che oltre che espressioni di fiducia esprimevano anche un bisogno di protezione con una componente esorcizzante. Così lungo i percorsi sorgevano manufatti (variamente classificabili a seconda della tipologia costruttiva come pilastrini, edicole, tabernacoli, capitelli, cellette, maestà) la cui realizzazione, oltre che costituire punti di riferimento scandendo i tempi di percorrenza (p.es., recitando un numero prestabilito di “rosari”), rispondeva non solo all’esigenza di ricordare al passante la presenza protettiva e costante della divinità ma svolgeva anche una funzione apotropaica. Spesso recanti epigrafi con preghiere, sollecitazioni o riferimenti ad avvenimenti accaduti, oggi hanno un valore legato al loro significato documentario.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
AA.VV., Indagine sulle caratteristiche ambientali suscettibili di valorizzazione turistico-culturale delle vallate forlivesi. Repertorio, C.C.I.A.A. Forlì, 1982;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
D. Mambrini, Galeata nella storia e nell’arte, Tipografia Stefano Vestrucci e Figlio, Bagno di Romagna, 1935 – XIII;
E. Rosetti, La Romagna. Geografia e Storia, Hoepli, Milano 1894;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anastatica Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze;
Parco nazionale delle foreste casentinesi. Carta dei sentieri 1:25.000, N.20, Monti editore, 2019;
Link www.mokagis.it/html/applicazioni_mappe.asp.
Testo di Bruno Roba - Ridràcoli è facilmente raggiungibile tramite la S.P. 4 del Bidente da cui si stacca la S.P. 112 Isola-Biserno-Ridràcoli lunga km 8,7. Al km 2+500 circa della S.P. si trova il bivio della S.Vic.le di uso pubblico Poggiolo-Spugna da percorrere per 1,2 km fino al Fosso di Val Spugna. Per Ciel dell’Allocco si percorrono 2,2 km di pista della bonifica da Spugna a Le Valli, quindi la pista prosegue come S.Vic.le Poggiolo-Valli per ulteriori 2,8 km fino al tornante di Maestà Valbonesi: ad 80 m si stacca la mulattiera che taglia il versante NO del Monte Pezzoli mantenendosi più alta della S.Vic.le Poggiolo-Valli, per ulteriori 1,4 km; in tutto 6,4 km. Ciel dell’Allocco si raggiunge anche da Poggio alla Lastra percorrendo prima la S.Vic.le Pratolino-Rio Petroso (carrabile) per 2,5 km fino alla Fonte del Cinghiale, poi la S.Vic.le Montepezzolo-Poggio Stefano per 2,4 km, da abbandonare a 80 m dal tornante di Maestà Valbonesi per intraprendere la mulattiera sopra citata; in tutto 6,3 km.
Le foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell'autore.
00a1/00a6 – Dalla SP 112, prima pressi Cà d’Achille, in asse con il Fosso di Val Spugna (nel profondo della valle si trova Le Cortine), poi a monte di Vignale, in asse con il Fosso di Ronco Vecchio, panoramiche in asse al Bidente e verso la Val Spugna, con particolari del poggetto di Ciel dell’Allocco (23/09/16 - 13/08/18).
00b1 – Schema cartografico della valle del Fosso di Val Spugna.
00b3 – Schema da mappa catastale della prima metà dell’Ottocento, evidenziante il sistema insediativo, con utilizzo della toponomastica originale, integrata a fini orientativi con utilizzo di grassetto nero e confronto schematico tra cartografia antica e moderna da cui si rilevano le modifiche planimetriche e alla viabilità intercorse nell’ultimo secolo.
00b3 – Schema da cartografia della prima metà del ‘900, prima della realizzazione della viabilità moderna.
00c1/00c11 - Vedute della mulattiera che collegava Ciel dell’Allocco con la viabilità di crinale (sulla sella tra Monte Pezzoli e Poggio Busca, pressi Maestà Valbonesi, dove transitava l’antica Strada che dalla Casanova va a Santa Sofia) attraversando le ramificazioni del Fosso di Val Spugna (20/08/18).
00d1 - 00d2 - 00d3 – A breve distanza da Ciel dell’Allocco si trovano un ricovero della stessa tipologia di altro posto sul versante SO del Monte Pezzoli e una moderna e piccola maestà, priva di icona e forse sostituente una preesistenza (20/08/18).