Case Montecavallo di sopra
Testo inserito da Bruno Roba (4/02/18).
Nel contesto del sistema orografico del versante emiliano-romagnolo dell’Appennino Settentrionale, la Valle del Fiume Bidente delle Celle riguarda il ramo occidentale del Bidente delimitata: ad Ovest, da un tratto del contrafforte principale dal Monte Falco fino al Monte dell’Avòrgnolo da cui si stacca la dorsale di Pian dell’Olmo, che separa la Valle del Fosso della Fontaccia dalla Val di Noce, disegnando quell’arco di rilievi che costringe il fiume a confluire con il Bidente di Campigna a Lago così contribuendo a generare poco più in là, sotto il borgo omonimo, il Fiume Bidente di Corniolo; ad Est, dall’intero sviluppo del contrafforte secondario che sempre staccandosi dal gruppo del M. Falco si dirige verso Poggio Palaio, quindi con il crinale di Corniolino termina a Lago.
Come gli altri vicini, il bacino idrografico mostra una morfologia nettamente differenziata: se per il versante a ridosso delle maggiori quote dello spartiacque appenninico conseguono fortissime pendenze modellate dall’erosione con formazione di canaloni fortemente accidentati, anche il versante esposto ad oriente appare frastagliato mentre i versanti prevalentemente esposti a meridione mostrano pendii più dolci a prato-pascolo, spesso su terrazzi orografici, che si alternano a tratti intensamente deformati e brecciati. In particolare il tratto di contrafforte riguardante la Valle delle Celle evidenzia pressoché tutti gli aspetti elencati, inoltre qui la cresta non discende con regolarità assoluta tendendo anzi a rialzarsi tra il M. Ritoio e il M. Guffone (questo aspetto si ripete con notevole parallelismo in tutti i contrafforti in coincidenza con i nodi montani ed è significante tettonicamente, ovvero nella disposizione delle rocce e loro modalità di corrugamento e assestamento). Dal Monte Ritoio (che “indica la retta via”), nodo montano dell’assetto tettonico insieme al Guffone, la linea di cresta inizia a descrivere planimetricamente una serpentina da cui si distaccano due imponenti dorsali, orientate di 45° rispetto all’asse N/S ed imperniate sul Monte Cavallo - c.d. vuoi per la lunga schiena montana sormontata dall’evidente sella, completa di “pomo” e “paletta”, vuoi per i cavaglioni (cfr. il romagnolo cavaión), mucchi, di covoni, in passato ivi disseminati - una delle quali compenetra l’intera vallata, morfologicamente stretta e disomogenea nei versanti opposti, l’altra più ampia, sfrangiata in canaloni ma entrambe nelle parti più elevate interamente appoderate ed utilizzate a prato-pascolo, tranne una vasta area inaridita a causa dei processi erosivi innescati dagli utilizzi impropri. Gli insediamenti di alta quota sono Case Montecavallo di Sopra e di Sotto, la cui comune denominazione tradisce la reciproca lontananza, dislocati sul rispettivo versante a solatio di ognuna delle suddette dorsali, la cui favorevole esposizione ha permesso che questa parte della valle venisse utilizzata fino ai giorni nostri da allevamenti di bestiame allo stato brado così ritardandone il completo abbandono, a differenza di quelli posti a quota inferiore, più in ombra e svantaggiati, i cui poderi sono stati ormai riconquistati dal bosco naturale o di reimpianto. Gli insediamenti di mezzacosta sono Fossacupa o C. Fossacupa, il citato insediamento di Filetto o C. Filettino per completezza da distinguersi in di Sopra, di Mezzo e di Sotto, infine Costacci o Casa Gostaccio o C. Gorlaccio. Nell’incisione tra le due dorsali scorre il Fosso delle Fontacce, che si immette nel Bidente delle Celle presso l’insediamento di bassa mezzacosta di Filettino, mentre presso Montecavallo di Sopra ha origine il Fosso del Roncheto. A questo contesto la Valle delle Celle aggiunge in prossimità alcuni aspetti geologici di rarità e unicità, che contribuiscono a disegnare il paesaggio e restituiscono informazioni fondamentali per la conoscenza del territorio come le Ripe Toscane, che sono stati catalogati come Geositi. Gli altri sono il Fosso del Satanasso, la Linea delle Mandriacce a Pian del Grado, Le Mandriacce.
Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin’oltre metà del XX secolo, come p.es. testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle aree collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito discutibili trasformazioni principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici. La viabilità più antica riguardante anche la valle delle Celle è la Via Flaminia Minor, utilizzata dalle legioni romane per valicare l’Appennino al fine di sottomettere Celti, Liguri e Galli Boj che stanziavano nella pianura padana: si ipotizza che provenendo da Montelleri, sopra Stia, transitasse dal Lago degli Idoli, dal Monte Falco e da Poggio Sodo dei Conti, quindi discendeva da quella che oggi è nota come Pista del Lupo lungo la Costa di Pian Cancelli transitando da Pian delle Fontanelle, così detta per la presenza di polle d’acqua, e da Poggio Corsoio dove trovava un bivio ancor oggi praticato: a sx si dirigeva verso Castel dell’Alpe e Faenza per immettersi nella Via Aemilia (questo è ritenuto il più antico itinerario di valico), a dx si dirigeva verso Forlì e Ravenna sia transitando dal crinale del contrafforte principale, dove passava accanto la vetta emergente di Monte Ritoio, sia discendendo verso il percorso vallivo in direzione di Galeata (l’antica Mevaniola), qui potendo rimanere a mezza costa per tutta la lunghezza della valle attraversando le Ripe Toscane, le cui stratificazioni rocciose ancora oggi si mostrano funzionali alla percorrenza.
In questo contesto storico-geografico, a differenza della parte più profonda della Valle delle Celle che, da sempre considerata periferica e difficilmente raggiungibile, è stata maggiormente segnata dall’abbandono, questa valle, probabilmente perché stagionalmente ancora utilizzata da allevamenti di bestiame allo stato brado, conserva consistenti resti dei due insediamenti di C.se Montecavallo, definizione che nella cartografia I.G.M. e derivata è accompagnata dalla distinzione –di sopra, -di sotto, dove l’anteposizione del trattino abbreviativo si accompagna all’uso del minuscolo, mentre nella moderna C.T.R. regionale, precisando Monte Cavallo Sopra e Monte Cavallo Sotto, con ripetizione integrale di termini separati e utilizzo del maiuscolo, pare voler richiamare lo spirito toponimico più antico riportato dal Catasto Toscano del 1826-34, dove tutti i fabbricati ripetevano esattamente per tre volte il topos montano: Monte Cavallo, in un caso con l’abbreviazione M.e. Di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale ancorché abbandonati e diruti, o accanto all’abitazione o a breve distanza, mostrano la dotazione di serbatoi e/o di lavatoi. Anche l’evoluzione del sistema insediativo pare risentire della morfologia ed instabilità del versante, registrando in ultimo l’assenza di un asse infrastrutturale comune. Nell’Ottocento risulta l’esistenza di un collegamento tra i due fabbricati, che dall’estremo occidentale scendeva a valle ricollegandosi alla citata viabilità principale tra le Ripe Toscane e il Fosso dei Fondi, e dall’estremo orientale, stranamente, anziché discendere verso il Bidente, proseguiva verso la Valle di Lavacchio, oltrepassando il ripidissimo crinale diretto a Campo di Fuori (allora riportato come Campo di fiori). A inizio Novecento il collegamento orizzontale tende a scomparire, ancora oggi è infatti costituito da scarse tracce di sentiero, il fabbricato superiore viene a trovarsi lungo un percorso verticale tra la viabilità di fondovalle e di crinale, mentre il fabbricato inferiore invece viene raggiunto da un tracciato da Fossacupa prima inesistente, giungente dal fondovalle, con abbandono dell’attraversamento del crinale dividente dalla Valle di Lavacchio, ma nella cartografia moderna vi corrisponde la sentieristica. Diversi dei fabbricati citati, già proprietà ex A.R.F., nell’ambito dei programmi regionali di riutilizzo del patrimonio edilizio nel Demanio forestale vennero sottoposti ad analisi storico-tipologica e metodologica o semplice censimento, tra cui Montecavallo di sopra.
Dall’osservazione dei ruderi e del loro intorno si nota anzitutto che, pur essendo quello inferiore collocato in un sito più sacrificato, entrambi i fabbricati erano costruzioni di rilievo derivanti da un’economia sviluppata, godente di ampi e dolci pendii pascolivi, in parte ancora utilizzati. Come conferma la cartografia moderna Montecavallo di sopra risulta composto da due fabbricati vicini, una casa-stalla di grandi dimensioni planivolumetricamente articolata denunciante una struttura diacronica, per fasi costruttive molteplici e diversificate nel tempo, e un piccolo stalletto su lato orientale, non presente a inizio ‘800; altri resti sul lato occidentale paiono riferibili ad un vascone o serbatoio, anziché ad un annesso o una letamaia. Una porzione dell’edificio, molto compromessa e purtroppo prossima al crollo totale, si innalza ancora fino alla gronda sporgendosi verso valle, caratterizzando lo spoglio paesaggio tipico del prato-pascolo semi-abbandonato specie quando le sue pietre si colorano di luce solare, riflettendola. Una ripida scala, probabilmente con balchio coperto, conduce ancora tra i detriti fino ai resti della porta di ingresso principale e alla cucina, che ormai affaccia sul vuoto essendo collassati solaio e tetto, ma si riconosce bene la nicchia di un grande camino con le mensole ancora in posizione. Questa zona doveva comprendere almeno altre tre stanze con probabile sottotetto sopra la cucina. In corrispondenza, al piano inferiore si trovavano le grandi stalle, una delle quali in parte mantiene ancora il solaio di copertura e l’altra mostrante ancora un grande arco a tutto sesto arditamente posizionato sotto l’ulteriore aggravio del camino. Il corpo posteriore del fabbricato relativo ad ulteriori locali uso stalla, fienile ed altro, si sviluppa verso monte, ormai diruto, risalendo il pendio senza interramenti (probabilmente impediti dai banchi arenacei fungenti da fondamenta). Il lato orientale vede infine una complessa articolazione di piccoli volumi di servizio e/o stalletti, addossati al fabbricato principale, oltre al citato stalletto separato.
Per approfondimenti generali si rimanda alle schede toponomastiche Monte Cavallo e Valle del Bidente delle Celle e/o relative a insediamenti citati.
N.B. - Negli scorsi anni ’70, seguito del trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione Emilia-Romagna, gli edifici compresi nelle aree del Demanio forestale, spesso in stato precario e/o di abbandono, divennero proprietà dell’ex Azienda Regionale delle Foreste (A.R.F.); secondo una tendenza che riguardò anche altre regioni, seguì un ampio lavoro di studio e catalogazione finalizzato al recupero ed al riutilizzo per invertire la tendenza all’abbandono, per il fabbricato di M. Cavallo di Sopra (così trascritto), compreso nell’elenco ma escluso da approfondimenti analitici, senza successo. Con successive acquisizioni il patrimonio edilizio del demanio forlivese raggiunse un totale di 492 fabbricati, di cui 356 nel Complesso Forestale Corniolo e 173 nelle Alte Valli del Bidente. Circa 1/3 del totale sono stati analizzati e schedati, di cui 30 nelle Alte Valli del Bidente. Il materiale è stato oggetto della citata pubblicazione specifica.
- In base alle note tecniche dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) le abbreviazioni per troncamento possono prevedere la sostituzione con un punto di tutte le lettere dopo la prima o l’eliminazione solo di alcune lettere finali, tra cui troncamenti (C.) relativi a Ca (casa), abbreviazione evidentemente comparente quando si è manifestata l’esigenza di precisare la funzione abitativa; inoltre deve essere scritta senza accento: se ne deduce che se compare con l’accento significa che esso è entrato nella consuetudine quindi nella formazione integrale del toponimo.
RIFERIMENTI
AA. VV., Dentro il territorio. Atlante delle vallate forlivesi, C.C.I.A.A. Forlì, 1989;
G.L. Corradi (a cura di), Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana, Alinari, Firenze 1992;
M. Foschi, P. Tamburini, (a cura di), Il patrimonio edilizio nel Demanio forestale. Analisi e criteri per il programma di recupero, Regione Emilia-Romagna A.R.F., Bologna 1979;
M. Gasperi, Boschi e vallate dell’Appennino Romagnolo, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006;
N. Graziani (a cura di), Romagna toscana, Storia e civiltà di una terra di confine, Le Lettere, Firenze 2001;
A. Polloni, Toponomastica Romagnola, Olschki, Firenze 1966, rist. 2004;
P. Zangheri, La Provincia di Forlì nei suoi aspetti naturali, C.C.I.A.A. Forlì, Forlì 1961, rist. anast. Castrocaro Terme 1989;
Carta Escursionistica scala 1:25.000, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, S.E.L.C.A., Firenze
Carta dei sentieri Alpe di S. Benedetto, Istituto Geografico Adriatico, Longiano 2014;
Link https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/appFlex/sentieriweb.html;
Link http://www.igmi.org/pdf/abbreviazioni.pdf.
per sentiero non segnato, circa 800 metri in linea d'aria da Monte Cavallo
Testo inserito da Bruno Roba
Dalla S.P. 4 del Bidente, giunti a Lago si segue la strada di servizio che risale il Bidente delle Celle, sostando presso il cancello. Percorsi circa 450 m occorre fare attenzione per ritrovare il Sent. 261 CAI il cui innesto non è segnalato. Di esso si percorrono circa 250 m corrispondenti all’antica mulattiera per giungere al ponte in legno sul Fosso di Lavacchio oltre il quale, dopo circa 800 m, si trova il bivio evidente ma non segnalato per Fossacupa (WGS84 43° 53’ 58” N / 11° 46’ 5” E) fabbricato che si raggiunge con qualche esitazione dopo 800 m su sentiero segnato con bolli rossi; ulteriori 950 m conducono a M.C di sotto solo con qualche incertezza nel raggiungere un eccezionale crinaletto panoramico posto lungo il tragitto. M.C. di sopra si raggiunge dopo ulteriori 1,2-1,3 km a seconda delle difficoltà a seguire “la retta via” priva di segnali: occhio alla mappa e all’orientamento senza distrarsi troppo sul paesaggio. L’itinerario è indicato in alcune edizioni di cartografia specializzata.
Le seguenti foto sono state scattate da Bruno Roba, che ha anche inserito i testi, e qui riprodotte su autorizzazione dell’autore.
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001a/001g – La vista più frontale, completa e ravvicinata del M. Cavallo si ha dal Crinale del Corniolino, pressi Colla Tre Faggi, laddove oltre la morfologia delle sue dorsali e la profonda incisione del Fosso delle Fontacce si nota il riflesso solare della Casa di Montecavallo di sopra (30/11/16).
001h – 001i – 001l - Dalla SP 4 del Bidente a valle di Campigna alcuni scorci consentono di notare il versante a solatìo del monte con l’insediamento di C. Montecavallo di sopra (26/11/16).
001m – 001n – 001o - Un altro scorcio del versante a solatio con l’insediamento di C. Montecavallo di sopra è possibile, da quota inferiore alla precedente, dal crinale che dalle Mandriacce sporge verso Partinico (2/12/16).
001oa/001oe – Il versante del Monte della Maestà che si affaccia sul Fosso delle Mandriacce e sul Bidente delle Celle è tagliato da sentieri in abbandono ad uso forestale, spesso interrotti; da quota simile rispetto alle precedenti viste, tra la vegetazione si aprono scorci su siti caratterizzanti, tra cui il versante del Monte Cavallo esposto a meridione, dove spicca il fabbricato di Montecavallo di Sopra; poco più in là appaiono tratti brecciati della cresta attraversati dall’antico collegamento che discendeva nella Valle di Lavacchio (29/01/18).
001p – 001q – 001r - Dalla S.F. di Giogo di Castagno (vi si giunge tramite la S.P. n.94 del Castagno dal Passo della Calla), tagliata sotto Pian delle Fontanelle, scorci panoramici consentono la vista del primo tratto del contrafforte dove, sull’estesa dorsale che discende dal M. Cavallo (che pare il piano inclinato di un immenso terrazzo morfologico bruscamente interrotto dal precipizio che ne rappresenta anche la sezione stratigrafica), quasi sul suo bordo, Montecavallo di sopra non manca di farsi notare mentre placidamente irride dell’imminente pericolo insieme a numerosi e bianchi frequentatori che ancora gli rendono omaggio (7/10/17).
001s/001x - Percorrendo il Sentiero degli Alpini sul tratto di contrafforte tra Poggio Bini e il M. Ritoio, da posizione ravvicinata e quota inferiore rispetto alla foto precedente si possono apprezzare i vasti pendii a prato-pascolo e le pareti stratificate verticali della dorsale del M. Cavallo che sporgono sull’incisione del Fosso dei Fondi, mantenendo le stesse considerazioni sopra espresse (16/04/16).
001y – 001z – Un limitato scorcio si apre percorrendo la pista poderale che da Poggio Bini, sul contrafforte, penetra nella Valle delle Celle transitando da C. Foscolo (6/12/16).
001za/001zd – Una particolare veduta frontale dell’alta parete della dorsale del M. Cavallo è possibile risalendo da La Fossa il rilievo opposto (6/01/19).
002a – 002b – 002c - Di seguito: confronto tra mappe schematiche di inizio ‘800, con utilizzo della toponomastica originale ed occhielli relativi allo stato catastale, e di inizio ‘900, evidenzianti infrastrutture e insediamenti del versante meridionale del M. Cavallo, quindi schema particolareggiato di mappa moderna. La toponomastica della seconda mappa è stata integrata tenendo conto della Carta storica regionale o Carta Topografica Austriaca del 1853, in scala 1:86.400 e della Carta topografica d’Italia I.G.M. di primo impianto (per l’Emilia-Romagna rilevata negli anni 1877-95) scala 1:100.000, oltre della tavoletta I.G.M. del 1937 ancora in uso negli scorsi Anni ‘80.
002d – Innesto del sentiero Fossacupa-M. Cavallo sul Sent. 261 CAI (WGS84 43° 53’ 58” N / 11° 46’ 5” E) (12/12/16).
002e – 002f – Due tratti della pista già addentrata sul M. Cavallo (12/12/16).
002g/002o – Inoltrandosi nei prati-pascoli in gran parte abbandonati dei versanti a solatio del M. Cavallo, subito accoglie C. Montecavallo di sotto, quindi si raggiunge la parte mediana dell’incisione del Fosso delle Fontacce che rappresenta quasi il termine della pista ben definita, infatti poco dopo occorre risalire una vasta landa in erosione come senza meta, salvo poi riprendere un andamento complanare aggirando l'ampia vallecola del Fosso del Roncheto, anch’essa segnata da troppe tracce, dove il cespuglieto cerca di riconquistare un territorio abbandonato e depauperato, scegliendo con attenzione la direzione giusta (12/12/16).
002p/002v – Montecavallo di sopra appare quasi improvvisamente, inaspettatamente e quasi intimorente come un vagante fantasma montano (12/12/16).
002x – 002y - 002z - Fino alle spalle dei ruderi dimenticati, ogni traccia sul suolo scompare tra rovi, pruni e biancospini, segno di un lontano abbandono (12/12/16).
003a/003o – I lati a monte ed orientale del fabbricato mostrano fatiscenza e disordine strutturale conseguente anche a modifiche e ampliamenti contingenti (12/12/16).
003p – 003q – 003r – L’aspetto ravvicinato da meridione dell’insediamento conferma la visione panoramica, però contemporaneamente svelando il suo destino di quinta teatrale della scenografia paesaggistica in fase terminale, contrastante con la cruda realtà del retroscena edilizio (12/12/16).
003s – 003t – Anche sul lato O segni di distruzione e i resti di un probabile serbatoio (12/12/16).
003u/003z – La ripida scala di accesso al “piano nobile” era probabilmente completata da balchio coperto (12/12/16).
004a/004d – Il balchio verso l’esterno consentiva un’amplissima vista panoramica, ma verso l’interno ormai è possibile osservare solo i resti della cucina e dei locali adiacenti (12/12/16).
004e/004i – La cucina mostra ancora la nicchia e le grosse mensole del camino, mentre arditamente nella parete sottostante si apre un grande arco a tutto sesto (12/12/16).
004l/004o – Il grande arco consentiva il massimo utilizzo delle grandi stalle, alcune delle quali conservano resti del solaio (12/12/16).
004p - 004q – 004r – Collage fotografico e viste dei ruderi della porzione a monte del fabbricato (12/12/16).
004s – 004t – Due particolari esterni, tra cui i banchi arenacei su cui si fonda il fabbricato (12/12/16).
004u – 004v – 004z – I dintorni di Montecavallo di sopra (12/12/16).